Il Brasile e la sua sfida (im)possibile: Bolsonaro

di Mario Ghioldi - 19 Dicembre 2018

 from Warsaw, Poland

   DOI:  10.48256/TDM2012_00019

Il Brasile: un Paese tra sport e politica

Sono passati solamente nove anni dal 2 Ottobre del 2009, giorno in cui migliaia di brasiliani si riversavano festanti per le strade di Rio de Janeiro celebrando l’assegnazione della città carioca come sede dei Giochi Olimpici del 2016. Come spesso succede, soprattutto in America Latina, lo sport è simbolo di potenza economica e benessere. Ed era proprio questo che il Brasile di Lula, preparandosi ad ospitare in pochi anni sia le Olimpiadi che i Mondiali di Calcio, era desideroso di mostrare. Brasilia infatti si poneva come un’importante alternativa politica ed economica al nord del mondo. Alternativa che qualche mese dopo avrebbe avuto un chiaro progetto ed una sigla, BRICS, attraverso cui il Brasile si legava ad altri attori economici in pieno sviluppo.

Nell’Ottobre di nove anni dopo, i brasiliani sono scesi in piazza per celebrare un altro evento, l’elezione di Jair Messias Bolsonaro, come Presidente del Brasile. Nei mesi passati, il futuro capo di stato, attraverso le sue dichiarazioni, ha non solo destato scalpore ma ha anche reso estremamente violenta la campagna elettorale, nella quale lui stesso ha subito un attentato rischiando la vita.

“Bolsonaro non può essere avvicinato a Trump ma a Goebbels”[1], in modo così eloquente Federico Finchelstein, autore del libro “From Fascism to Populism in History” ed esperto di sistemi politici addita il futuro presidente brasiliano. Di fronte a tali dichiarazioni, risulta fondamentale capire quali elementi hanno spinto il Brasile,  a votare per il maggior rappresentante dell’estrema destra.  Oltre a considerare degli aspetti di carattere economico, è importante anche osservare alcuni elementi socio-culturali che da ormai decenni caratterizzano la scena politica del paese.

La società Brasiliana: una complessa realtà

Un primo fattore da prendere in considerazione quando si parla di Brasile è quella inerente al legame presente tra politica e religione. Differentemente ad altri paesi, come la vicina Argentina, il trend riguardante il collegamento tra partiti politici e credo religioso si sta rafforzando. Questa tendenza è data anche a causa dell’aumento degli aderenti alle confessioni evangeliche, che ormai comprendono il 25% della popolazione [2]. Tali lobbies conservatrici, stanno diventando molto influenti nella politica del Brasile ed hanno più volte apprezzato le parole forti e violente di Bolsonaro nei confronti delle comunità LGBT, delle donne, del diritto all’aborto e delle religioni non cristiane.

Il secondo elemento che ha favorito Bolsonaro riguarda il tema sicurezza, sentito soprattutto dalla classe media residente nelle grandi città. In queste, i livelli di violenza sono cresciuti vertiginosamente a causa di una maggiore disuguaglianza sociale. Nella sola San Paolo sono stati registrati quasi 64 000 omicidi nel 2017, anno in cui il Brasile ha avuto il triste primato mondiale di maggior tasso di omicidi ogni 100,000 abitanti[3]. Perciò, le promesse di Bolsonaro di liberalizzare il porto d’armi, di ridurre l’età per la punibilità penale e di inasprire le pene sono state accolte molto favorevolmente da una società stanca del clima pericoloso che si vive in varie zone del paese che dalla lobby delle armi.

L’appoggio dei militari e dei latifondisti e la crisi della sinistra 

La precedente tematica è legata ad un altro aspetto da tenere in considerazione, ossia quello del passato militare dello stesso neo-eletto Presidente. La vicinanza a certi ambienti militari ed una maggiore libertà nelle azioni di polizia, ha spinto ulteriormente la candidatura del leader di estrema-destra. Senza spingersi in scenari richiamanti alle dittature militari passate, Bolsonaro è diventato un simbolo per tutti quei militari desiderosi di re-inserirsi nella società dopo anni di servizio, spesso reso duro dalle violente lotte contro le bande armate che imperversano nelle città brasiliane[4].

Inoltre, un altro gruppo ha appoggiato apertamente Bolsonaro, quello dei latifondisti[5]. Anzitutto, i grandi proprietari agricoli non riescono a fronteggiare le pressanti richieste dei piccoli agricoltori e degli stessi sindacati. In secondo luogo, i latifondisti hanno da sempre cercato di espandere la propria produzione a scapito della foresta Amazzonica, preservata precedentemente dalle norme internazionali. Il nuovo Presidente, attraverso le sue dichiarazioni, sembra che risponda in maniera positiva alle due esigenze menzionate, schierandosi contro il potere dei sindacati agricoli e affermando più volte come non ci siano prove tangibili del cambiamento climatico, lasciando quindi presagire come possano essere messe in discussione le aree verdi della foresta più estesa del mondo.

Infine, Bolsonaro è riuscito a porsi come un uomo nuovo a cui viene chiesto di affondare definitivamente il sistema legato dalla sinistra. Quest’ultima, non solo è stata accusata di aver causato la recessione economica tra il 2012 ed il 2015, ma ha dovuto pagare il coinvolgimento dei propri maggiori esponenti (tra cui Lula e Dilma) nello scandalo di corruzione riguardante le istituzioni statali ed il colosso petrolifero Petrobras, scoperto dalla operazione giudiziaria Operacão Lava Jato[6].

Quale futuro per il Brasile?

Le domande riguardanti la sorprendente vittoria di Bolsonaro, si riferiscono soprattutto a cosa effettivamente il nuovo Presidente potrà fare per il Brasile.

Anzitutto, l’elettorato di Bolsonaro è eterogeneo e con un’aspettativa molto alta nei confronti del neo-eletto Presidente. Ciò naturalmente farà sì che il nuovo capo di stato debba ponderare le proprie politiche, considerando i vari (e contrastanti) interessi dei gruppi di pressione.

In secondo luogo, ci sono altri due problemi maggiormente istituzionali che Bolsonaro dovrà per forza affrontare. Anzitutto, il nuovo Presidente non ha una maggioranza nel Congresso e dovrà quindi stringere delle alleanze con i “vecchi partiti”, spesso da lui criticati, limitando il proprio raggio di azione[7]. In secondo luogo, l’Operacão Lava Jato ha mostrato la piena indipendenza dell’apparato giudiziario dalla politica e dall’esecutivo, rafforzando ulteriormente la democrazia. Perciò, è probabile che il sistema brasiliano possa smussare la carica eversiva di Bolsonaro, nel caso voglia intraprendere delle azioni autoritarie che il Brasile pare abbia ormai lasciato alle spalle.

La sfida economica, rilancio o crisi?

Ancora più interessante è il discorso inerente l’economia del Brasile e le sue riforme. Nonostante le critiche dei mesi passati, il quadro macroeconomico risulta abbastanza positivo ed in ripresa rispetto al biennio 2015-2016. I valori riguardanti l’inflazione sono bassi mentre il conto corrente e la bilancia dei pagamenti sono di poco in disavanzo. Inoltre, il tasso di crescita del PIL si conferma positivo per il secondo anno dopo la recessione del 2015-2016. Nonostante ciò, l’economia brasiliana incontra notevoli difficoltà nella finanza pubblica, dove è presente un disavanzo elevato (9% circa) ed il rapporto tra debito/PIL è lievitato toccando la quota del 20%[8].

È su quest’ultimo dato che lavorerà Bolsonaro, cercando di arrivare al pareggio del bilancio attraverso il taglio della spesa pubblica e l’abbassamento delle tasse. Nel piano economico più volte proposto, il nuovo presidente si discosta da un trend offerto dai cosiddetti populisti e dalla stessa sinistra precedentemente al governo. Bolsonaro vorrebbe ridurre le risorse gestite dallo stato, aprendo ulteriormente Brasile al libero mercato[9]. È questa la vera scommessa del nuovo Presidente, in un Brasile dallo scenario socio-culturale complesso; quella di ridurre le risorse statali cercando di migliorare le politiche redistributive. Infatti Bolsonaro vorrebbe, attraverso il libero mercato, far accelerare la crescita in Brasile e far sì che i benefici arrivino anche alle classi più disagiate.

Saranno i prossimi mesi, in una tendenza economica mondiale maggiormente protezionista, a far capire se questo azzardo di Bolsonaro e dei brasiliani che lo hanno votato, porterà dei benefici in un contesto sociale molto complesso e caratterizzato da una forte disuguaglianza, come mostrato negli ultimi mesi di violenta campagna elettorale[10].

[1] “FP’s Guide to the Brazilian Election”, Ottobre 2018 www.foreignpolicy.com

[2] “The rise of Brazilians Evangelicals”, Aprile 2018,  www.thebrazilianreport.com

[3] “A year of violence sees Brazil’s murder rate hit record high”, Agosto 2018, www.thenyt.com

[4] “The military return to Brazilian politics”, Ottobre 2018, www.foreignpolicy.com

[5] “Brazil: Bolsonaro plans threaten Amazon, say experts”, Ottobre 2018, www.bbc.com

[6] “Brazil ‘Carwash’ shrugs off notoriety tied to Petrobras Scandal”, Giugno 2015, www.wsj.com

[7] “Everything You Need to Know About Brazil’s Election: Balance of Power Special”, Ottobre 2018, www.blomberg.com

[8] “Brazil economic outlook”, Ottobre 2018, www.focus-economics.com

[9] “Investors love Bolsonaro. Can he deliver”, Ottobre 2018, www.foreignpolicy.com

[10] “Brazil’s election explained: the top candidates: key issues and stakes”, Ottobre 2018, www.theguardian.com

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Autore dell’articolo*: Mario Ghioldiesperto di Paesi Latinoamericani del Think Tank Trinità dei Monti Dr. in International Studies and Diplomacy presso L’Università degli Studi di Siena Master in Diritti Umani presso SIOI.

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