Nuove dinamiche USA-UE

di Manfredi Pozzoli - 13 Luglio 2019

from London, United Kingdom

   DOI: 10.48256/TDM2012_00051

Europee, Brexit e Trump: Il Nuovo Volto delle Relazioni

La collaborazione tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea è stata, dalla seconda metà del ventesimo secolo, costante e stretta. Sviluppatasi già dai primi anni della Guerra Fredda come strategia di resistenza all’USSR, questa cooperazione ha resistito anche dopo la caduta del muro di Berlino. Con Trump nell’oval office, tuttavia, l’armonia tra i due partner sembra essersi incrinata. Già dal suo primo anno di presidenza, infatti, Donald Trump si è trovato a contrastare apertamente i leader dei paesi dell’UE, spesso in modo abbastanza pesante. Anche da Bruxelles la percezione sembra cambiata, e per gli europei sembra sempre più difficile assegnare al presidente americano il titolo informale di ‘leader of the free world’. Questa presa di distanze, seppur graduale, preoccupa gli statisti americani, che temono un possibile avvicinamento degli stati europei alla Cina e alla Russia (Chatzky & McBride, 2019).

 

Tuttavia, con le elezioni europee di maggio alle spalle, sembra che la relazione EU-USA possa trovarsi di fronte a una nuova svolta. Il trionfo di partiti di destra e sovranisti in paesi chiave dell’Unione (Italia e Francia), potrebbe infatti pronosticare un riavvicinamento tra le posizioni dell’UE e quelle americane, scavalcando la linea oppositiva di Macron e Merkel. Per questo motivo, Trump sembra voler puntare sui ‘nuovi amici’ europei, e in primis su Matteo Salvini.  Inoltre, con la Brexit che si avvicina (seppur tra dubbi e incertezze), gli Stati Uniti vogliono riformulare la loro relazione con Londra a livello commerciale e diplomatico, mirando così a giocare un ruolo di più diretta influenza sulla scena politica europea. Gli eventi di due summit internazionali, quello di Trump a Londra e quello di Salvini a Washington, sembrano puntare in questa direzione, annunciando un cambio di strategia americano.

Brexit un caso esemplare

La visita del presidente americano in Gran Bretagna (tra il 3 e il 5 giugno) è stata un momento importante nell’evoluzione delle relazioni degli USA con l’Europa. Essa è avvenuta appena prima della formalizzazione delle dimissioni del primo ministro Theresa May come leader dei Tories (formalizzate il 7 giugno). Inoltre, il Regno Unito sta facendo i conti con la Brexit (che avverrà “ufficialmente” il 31 ottobre), per la quale non è stato ancora raggiunto un accordo con l’UE.

 

La visita ha avuto un impatto importante all’interno del Regno Unito. Infatti l’arrivo di Trump sembra aver incoraggiato il movimento pro-Brexit, e specialmente la ‘linea dura’ della destra che accetterebbe anche uno scenario ‘no deal’. Le dichiarazioni di Trump hanno fatto capire chiaramente che Washington supporterebbe una Brexit di qualsiasi genere, in seguito alla quale negoziare degli accordi commerciali bilaterali con Londra (The Guardian, 2019). Questo scenario è particolarmente gradito all’ala più euroscettica dei Tories: Boris Johnson, il più probabile candidato a occupare Downing Street, si è schierato come supporter della linea ‘indipendentista’ suggerita da Trump (The Wall Street Journal, 2019).

 

Ma le affermazioni di Trump durante la visita in Inghilterra sembrano importanti anche per un altro motivo: esse descrivono l’intenzione del presidente di stabilire un nuovo tipo di rapporto, commerciale e diplomatico, con gli stati europei. Infatti, il presidente americano punta a stabilire con il Regno Unito, una volta avvenuta l’uscita dall’UE, una serie di nuovi accordi che, da una parte, favorirebbero economicamente gli States, e, dall’altra, aumenterebbero drasticamente l’influenza di Washington a Londra. A pochi giorni dall’arrivo di Trump, l’ambasciatore USA a Londra, Woody Johnson, aveva già accennato alla volontà statunitense di aprire «l’intera economia [inglese]», e perciò anche la sanità nazionale (NHS), all’introduzione delle multinazionali americane (The Guardian, 2019).

Le elezioni europee

Le elezioni Europee di fine di maggio non hanno visto il trionfo dei sovranisti, ma la conferma dell’influenza delle alleanze tradizionalmente forti. Il parlamento UE resta ancora dominato dalle grandi coalizioni liberali e moderate (come il PPE, che ha ottenuto 179 seggi) e socialdemocratiche (S&E, con 153 seggi). Il blocco sovranista, ENF, guidato dal Front National francese e dalla Lega, ha ottenuto solamente 58 seggi, confermandosi così in una posizione di minoranza (The Independent, 2019).

 

Tuttavia, i risultati parlamentari, se presi da soli, non contengono una visione accurata della realtà. Se a livello europeo i sovranisti non hanno ottenuto il successo sperato, a livello nazionale la storia è completamente diversa. La vittoria schiacciante di Orban in Ungheria (dove Fidesz ha ottenuto il 52% dei voti) e quella – meno evidente ma comunque significativa – di Marine Le Pen in Francia (dove Reassemblement National ha battuto Macron con il 23%  dei voti) dimostrano come il sentimento sovranista si sia affermato anche in paesi come la Francia, fino ad oggi impegnati in una politica filoeuropeista (The Independent, 2019). I due leader del gruppo sovranista, Le Pen e Salvini, si sono infatti affermati come i principali politici dei rispettivi paesi, dando così un forte colpo alla tradizionale leadership europea basata su partiti liberali e centristi.

Salvini: un Trump italiano?

Se la vittoria di Le Pen è stata inaspettata, quella di Salvini, già ampiamente anticipata, è stata evidente. Ora la prima forza politica del paese, il partito sembra guardare a Ovest, cercando di avvicinarsi al governo Trump. La vicinanza tra il vicepremier italiano e il presidente americano risale già al 2016: durante la campagna elettorale per le presidenziali statunitensi, il leader della Lega aveva pubblicamente dato il suo endorsement al candidato repubblicano (The Guardian, 2016). Durante un incontro, inoltre, Trump avrebbe augurato al suo alleato italiano di diventare primo ministro (The Guardian, 2016).

 

Negli anni successivi, e soprattutto dopo la vittoria alle elezioni parlamentari del 2018, Salvini ha continuato a sostenere una linea apertamente filo-americana, spesso anche andando contro gli alleati di governo del M5S. Le similarità tra Trump e Salvini, in effetti, sono evidenti: entrambi sono in favore di una politica dura per combattere l’immigrazione nei rispettivi paesi (il ministro italiano ha spesso lodato il ‘muro’ di Trump, e anche il presidente statunitense ha lodato la politica anti-immigrazione del governo giallo-verde). Inoltre, entrambi sono favorevoli a una politica economica ‘reaganiana’, caratterizzata da un allentamento della pressione fiscale per le imprese e la diminuzione dell’influenza del governo sulle attività economiche (The Washington Post, 2019).

Un governo scomodo: perché Conte non piace a Trump

Un governo guidato dalla Lega, quindi, sarebbe certamente visto favorevolmente dagli americani. Salvini, in particolare, sembra essere considerato da Trump come un valido alleato, soprattutto rispetto agli ‘scomodi’ 5-Stelle. Infatti, le decisioni del governo Conte hanno spesso attirato le ire di Washington. Dal punto di vista diplomatico, il rifiuto dei pentastellati di ratificare una dichiarazione Europea in supporto di Juan Guaido, durante le prime settimane della crisi Venezuelana, ha rappresentato una deviazione significativa dalla linea americana (Reuters, 2019). La mossa dei 5 Stelle è stata inoltre condannata formalmente da Salvini, che si è dichiarato opposto al regime di Maduro (Reuters, 2019).

 

Il governo Conte, inoltre, preoccupa gli alleati d’oltreoceano anche dal punto di vista commerciale. In particolare, la sottoscrizione italiana al memorandum sulla Via della Seta (il massiccio progetto di investimento su infrastrutture cinese)  ha destato preoccupazioni riguardo alla crescita di influenza della Cina nel Vecchio Continente (Chatzky, 2019). L’Italia rimane ad oggi l’unico paese G7 ad aver manifestato interesse nel collaborare alla Belt and Road Initiative. Anche in questo caso, le preoccupazioni di Washington sono state supportate da Salvini, che ha parlato della minaccia economica e strategica posta dagli investimenti cinesi (reuters, 2019).  Inoltre, Salvini ha anche dimostrato, seguendo la linea americana, un forte scetticismo verso l’importazione di tecnologie di telecomunicazione di produzione cinese, come i prodotti della multinazionale Huawei (Reuters, 2019).

Il Summit a Stelle e Strisce: Salvini scavalca il governo si allinea a Washington

In questo contesto, il breve summit svoltosi a Washington a giugno, in cui Salvini ha incontrato il vice presidente Pence e il segretario di stato Pompeo, potrebbe rappresentare un passo importante verso un cambiamento delle relazioni UE-USA. Durante gli incontri Salvini ha annunciato di voler «tornare a essere il primo partner» degli Stati Uniti in Europa, dimostrando una volontà di voler “scavalcare” Bruxelles, creando una linea diplomatica indipendente da quella che passa attraverso l’Europarlamento (Reuters, 2019). Inoltre, Salvini ha accusato gli altri governi europei di aver preso «un’altra strada», allontanandosi da Washington (La Stampa, 2019). Di fronte a un’Europa in difficoltà e divisa (sia per la Brexit, sia per la crisi di leadership post-Europee) Salvini cerca di riaffermare un’indipendenza italiana all’interno del continente attraverso l’adesione pressoché totale alle posizioni americane.

 

Forte della vittoria alle Europee (in cui la Lega ha ottenuto il 34% dei voti), Salvini sembra voler ignorare la cautela fino ad ora dimostrata dall’amministrazione Conte nelle relazioni con gli USA. In effetti negli USA Salvini si è comportato come un premier, più che come “vice” (Il Giornale, 2019). Nel dichiarare che Roma e Washington hanno interessi comuni su Venezuela, Cina ed Iran, il leader leghista ha asserito la sua nuova posizione al centro dell’esecutivo. Forte di un consenso che continua a salire (La7 parla di un 38% al 1 luglio), Salvini sembra voler abbandonare la prudente (e talvolta quasi indecisa) linea M5S (La7, 2019). D’altro canto, la possibilità di una crisi di governo (un’opzione che Salvini comunque non accetta formalmente) che sicuramente danneggerebbe irreparabilmente la posizione dei 5 Stelle, continua a spingere gli alleati pentastellati a evitare scontri con il ministro leghista (Il Corriere della Sera, 2019).

Un bilancio finale

La seconda metà del 2019 ha visto i primi segni di un processo che potrebbe cambiare drasticamente gli equilibri tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Approfittando della confusione dovuta alla Brexit e alla vittoria di partiti sovranisti in Italia e Francia, gli USA di Trump hanno iniziato a porre le basi per un aumento di influenza nel continente, a livello economico e diplomatico. Ad aiutare indirettamente il presidente americano sono i ‘nuovi amici’ europei: Le Pen, Orban, Johnson e, soprattutto, Salvini che, cercando di ottenere una maggiore indipendenza dalle linee dettate da Bruxelles e Strasburgo, guarda a Ovest. Inoltre, questa nuova vicinanza tra Lega e Washington rischia, a livello domestico, di cambiare gli equilibri del governo gialloverde.

 

Bibliografia

 

1. Introduzione

Chatzky, A, and J. McBride. “China’s Massive Belt and Road Initiative”. Council on Foreign Relations, ultimo update 21 Maggio 2019. https://www.cfr.org/backgrounder/chinas-massive-belt-and-road-initiative

2. Brexit

Elgot, J., “US Wants Access to NHS in Post-Brexit Deal, Says Trump Ally”. The Guardian, 2 Giugno 2019. https://www.theguardian.com/politics/2019/jun/02/us-wants-access-to-nhs-in-post-brexit-deal-ambassador-to-uk-says

Colchester, M., “Boris Johnson, Inching Closer to U.K. Leadership, Cozies Up to Trump”. The Wall Street Journal, 21 Giugno 2019. https://www.wsj.com/articles/boris-johnson-inching-closer-to-u-k-leadership-cozies-up-to-trump-11561115737

3. Europee

Stone, J., “The right-wing populists doing well across Europe, from Marine Le Pen to Viktor Orban”. The Independent, 4 Giugno 2019. https://www.independent.co.uk/news/world/europe/europe-populists-right-wing-success-marine-le-pen-viktor-orban-italy-slovenia-a8382766.html

4. Salvini e Trump

Kirchgaessner, S., “Donald Trump Gets my Backing, Says Italy’s Matteo Salvini”. The Guardian, 26 Aprile 2016. https://www.theguardian.com/world/2016/apr/26/donald-trump-gets-my-backing-says-italys-matteo-salvini

Harlan, C., “The White House’s Next Foreign Visitor: Matteo Salvini, the Closest Thing Western Europe Has to Trump”. The Washington Post, 14 Giugno 2019. https://www.washingtonpost.com/world/the-white-houses-next-foreign-visitor-matteo-salvini-the-closest-thing-western-europe-has-to-trump/2019/06/14/c9aa352c-8eba-11e9-b6f4-033356502dce_story.html?utm_term=.bfec7ffd5886

Mastrolilli, P., “Salvini da Washington: ‘Faremo la Flat Tax e l’UE se ne Farà una Ragione’”. La Stampa, 17 Giugno 2019. https://www.lastampa.it/2019/06/17/esteri/salvini-da-washington-faremo-la-flat-tax-e-lue-se-ne-far-una-ragione-ZCTjZGJcjHIZ4NfyLiYsCN/pagina.html

Balmer, C., “Divided Italy Blocks EU Statement on Recognizing Venezuela’s Guaido”. Reuters, 4 Febbraio 2019. https://www.reuters.com/article/us-venezuela-politics-italy/divided-italy-blocks-eu-statement-on-recognizing-venezuelas-guaido-idUSKCN1PT15G

Chatzky, A., “China’s Belt and Road Gets a Win In Italy”. Council on Foreign Relations, 27 Marzo 2019. https://www.cfr.org/article/chinas-belt-and-road-gets-win-italy

Balmer, C., “Salvini Proclaims Italy to be Washington’s Best Ally”. Reuters, 17 Giugno 2019. https://www.reuters.com/article/us-italy-usa-salvini/salvini-proclaims-italy-to-be-washingtons-best-eu-ally-idUSKCN1TJ00J

Binelli, R., “Salvini negli USA Fa il Premier e Salda l’Asse con Trump”. Il Giornale, 17 Giugno 2019. http://www.ilgiornale.it/news/mondo/salvini-faccia-faccia-mike-pompeo-washington-1712478.html

“Il Sondaggio Politico di Lunedì Primo Luglio 2019”. La7, 1 Luglio 2019. http://tg.la7.it/sondaggi/il-sondaggio-politico-di-luned%C3%AC-primo-luglio-2019-01-07-2019-140217

Verderami, F., “Lega, I Dubbi sul «Momento Opportuno» per la Crisi di Governo”. Il Corriere della Sera, 28 Giugno 2019. https://www.corriere.it/politica/19_giugno_28/lega-dubbi-momento-opportuno-la-crisi-governo-400aa2be-99de-11e9-8b1c-f8f873f23524.shtml?refresh_ce-cp 

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Autore dell’articolo*: Manfredi Pozzoli, addetto a questioni di difesa. Studente di Storia e Relazioni Internazionali (BA.) presso King’s College London, UK.

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