Il Nuovo Manifesto della Foreign Policy di Joe Biden

di Manfredi Pozzoli - 2 Aprile 2020

  from London, United Kingdom

   DOI: 10.48256/TDM2012_00087

Le Vittorie di Biden fino ad Oggi

Ad oggi, il favorito per la vittoria nelle primarie del Partito Democratico statunitense è Joe Biden. Nel Super Tuesday del 3 marzo – la giornata tradizionalmente più importante per le primarie – l’ex vicepresidente ha ottenuto un successo di proporzioni inaspettate. Su quattordici stati, Biden ne ha vinti dieci – contro i quattro ottenuti dall’altro candidato rimasto in gara, Bernie Sanders (Drezner, 2020). Nelle settimane successive, Biden ha ottenuto altri successi, aggiungendo anche la Florida – un altro stato di grande importanza – alla lista delle sue vittorie. Qualora non ci fossero sorprese, a novembre sarà lui ad andare al voto finale contro Trump.

In parte, la vittoria di Biden ha delle ‘radici’ ideologiche. Le primarie, infatti, si sono configurate come una specie di ‘referendum’ sull’identità del partito. Da una parte, Sanders è diventato – a partire dalla sua prima campagna elettorale del 2016 – il portavoce dell’ala riformista e democratica-socialista dei Democrats. Durante la sua campagna, il senatore del Vermont ha dichiarato che lo scopo del suo programma è quello di portare a termine una political revolution (Berniesanders.com, 2020). Al contrario, Biden non ha parlato di grandi riforme, e si è affermato come una figura più stabile e conciliatoria. Nonostante la grande popolarità di Sanders, questa mossa si è fino ad ora rivelata vincente.

Proprio per questo carattere principalmente ‘ideologico’, la campagna elettorale Dem si è soprattutto concentrata su problemi di politica interna, tralasciando la politica estera. Tuttavia, negli ultimi mesi, la foreign policy ha iniziato ad occupare un posto sempre più centrale all’interno delle campagne elettorali delle primarie.

 

Biden e Sanders: Esperienza Contro Ideologia

In quest’area, le differenze in fatto di esperienza tra i due candidati sembrano molto evidenti. In particolare, molti hanno enfatizzato come il programma politico di Sanders non sia chiaro dal punto di vista degli affari esteri (Bruen, 2020). Per esempio, il sito ufficiale della campagna dedica solo una pagina – intitolata “una politica estera responsabile e approfondita” – al tema (Berniesanders.com, 2020). Oltre a individuare dei punti abbastanza vaghi – come quello di difendere pace e democrazia – Sanders non descrive mai direttamente quali interessi consideri vitali. Regioni di forte rilevanza, come il sud-est asiatico e la Palestina, non vengono nemmeno menzionate. Anche le due proposte affrontate direttamente – riguardanti l’intervento Saudita in Yemen e la presenza di truppe USA in Medio Oriente – restano solo accennate. Al contrario, Biden si è affermato come una figura di esperienza, anche grazie ai suoi otto anni passati a fianco di Obama. 

Nell’edizione di marzo/aprile di Foreign Affairs, Joe Biden ha pubblicato un saggio, intitolato “Why America Must Lead Again”. In esso, il candidato Dem spiega in modo approfondito le sue idee in fatto di foreign policy. Nel testo, che si configura come un ‘manifesto’ politico, Biden attacca sia la politica unilaterale e aggressiva di Trump, che quella più isolazionista  di Sanders. Questo articolo, pubblicato in un momento cruciale della campagna elettorale, è molto rilevante. Esso infatti contiene il programma che, molto probabilmente, verrà opposto a quello di Trump. Per questo, è utile riassumerne brevemente i punti essenziali.

 

Gli Stati Uniti e la Perdita di Credibilità

Nelle prime righe dell’articolo, Biden spiega chiaramente quale sia il problema più serio che l’America deve affrontare dal punto di vista della politica estera. “Dalla fine dell’amministrazione del Presidente Barack Obama”, scrive, “sono diminuite la credibilità e l’influenza degli Stati Uniti” (Biden, 2020). In quattro anni di presidenza, Biden afferma, Trump è riuscito a danneggiare la posizione degli Stati Uniti nel mondo soprattutto dal punto di vista morale. Questo danno ha dei risvolti concreti: per Biden, gli errori di Trump hanno creato un ‘vuoto’ a livello internazionale, riducendo la soft power degli Stati Uniti.

In realtà, queste critiche non sono particolarmente originali. Anche Sanders, ad esempio, ha spesso ripetuto che, qualora venisse eletto, la sua priorità sarebbe quella di ‘cancellare’ molti dei ‘danni’ fatti da Trump (Aljazeera, 2020). Tuttavia, la posizione di Biden è unica perché è basata su una prospettiva puramente “storica”. Essenzialmente, Biden considera Trump una specie di anomalia nella storia degli Stati Uniti, una figura completamente diversa dai suoi predecessori Repubblicani e Democratici. Per questo, dopo quattro anni di ‘caos’, la nuova amministrazione dovrà avere come scopo quello di riportare gli USA a uno stato di normalità. In altre parole, dovrà far tornare gli USA ad essere “leader del mondo libero”. 

 

Riforme Domestiche e Foreign Policy 

Il primo problema affrontato nell’articolo è quello della difesa della democrazia come istituzione internazionale. Per Biden, il mondo è cambiato in drasticamente negli ultimi anni (l’articolo cita uno studio secondo cui la democrazia è ‘in ritirata’ in numerosi paesi). Inoltre, Trump ha contribuito a rafforzare questo trend: per le altre democrazie del mondo, scrive, “sembra che Trump sia dall’altra parte, quella degli autocrati” (Biden). Dalla corruzione alla presenza di nuovi leader autoritari, i fattori che hanno comportato questo cambiamento costituiscono nuovi problemi che Washington ha il dovere di affrontare. Per questo, è necessario che gli USA tornino a fare da esempio per il resto del mondo. 

Per Biden, questo processo passa attraverso una serie di cambiamenti nella struttura interna dello stato. In particolare, propone riforme come la creazione di una infrastruttura più avanzata, la ristrutturazione delle norme per l’immigrazione, e l’aumento dei fondi per la ricerca. Queste riforme avrebbero lo scopo di mettere la classe media al centro del processo decisionale, rinvigorendo così il commitment americano verso gli interessi della maggioranza. Nonostante questa proposta sia originale, essa è chiaramente influenzata dalle posizioni portate avanti dagli altri candidati più progressisti come Sanders e Warren.

 

Multilateralismo e Democrazia

Dopo aver discusso di come difendere la democrazia americana dall’interno, Biden sposta il discorso sul piano internazionale. In particolare, scrive che, per recuperare il suo ruolo di leader, Washington debba ristabilire dei legami forti con i paesi alleati. Invece dell’unilateralismo di Trump e dell’isolazionismo di Sanders, Biden propone di tornare ad un multilateralismo basato su grandi  coalizioni. In particolare, l’ex-vicepresidente mette enfasi sull’idea di creare un fronte unito di democrazie, che includa, oltre agli alleati Europei, anche paesi sudamericani, asiatici e africani. A questo scopo, propone la creazione di un “Summit per la Democrazia” annuale, volto al confronto tra paesi democratici e alla difesa contro le derive autoritarie. Oltre a creare uno ‘scudo’ per le istituzioni democratiche, queste proposte mirano anche a rafforzare il senso di legittimità della politica estera americana.

In questo contesto, Biden vede la NATO come la pietra portante su cui basare questo fronte democratico internazionale. Nel definire in che direzione vorrebbe sviluppare le relazioni tra gli USA e gli alleati, Biden auspica un ritorno all’era Obama. Questo implica rafforzare l’alleanza e riaffermarla come strumento per contenere la Russia. A questo scopo, da una parte, dichiara di voler allontanarsi dalla linea dura di Trump, che, oltre ad ‘alienare’ molti alleati, è stata troppo permissiva con Putin. Secondo Biden, le pressioni applicate dal presidente Repubblicano non hanno fatto altro che danneggiare la coesione della NATO. A trarre beneficio da questo sviluppo è stata proprio la Russia, che è riuscita a imporsi maggiormente nella regione, non sentendo di dover più “temere una NATO forte” (Biden). Dall’altra, invece, indica di voler spingere gli altri membri dell’alleanza ad investire più risorse, soprattutto nelle aree della cyber security e dell’antiterrorismo. 

 

Diplomacy First

Il movimento verso il multilateralismo proposto nell’essay ha anche dei risvolti dal punto di vista strategico. In particolare, Biden afferma di voler “far diventare la diplomazia il principale strumento della politica estera statunitense” (Biden). Questa soluzione mira a fare in modo che Washington possa rimanere ancora influente e ben connesso nelle regioni più importanti per gli interessi nazionali. Allo stesso tempo, però, consente agli Stati Uniti di “condurre dalle retrovie”, senza usare la forza, evitando così costosi commitment di truppe all’estero. Da quest’ultima affermazione, sembra perciò che Biden abbia preso le distanze dalle posizioni interventiste che ha tenuto più volte in passato. Tuttavia, su questo tema, Biden non è mai stato davvero chiarissimo. Per esempio, durante la campagna elettorale, ha più volte parlato in modo abbastanza ambiguo del suo ruolo nel favorire l’invasione dell’Iraq nel 2003 (Weisbrot, 2020). 

Inoltre, questa affermazione costituisce anche un compromesso elettorale. Da una parte, infatti, si oppone fortemente alla linea ambigua di Sanders, che molti considerano semi-isolazionista. Dall’altra, attacca quella più aggressiva di Trump che, Biden scrive, ha quasi portato – con l’uccisione di Soleimani – a “un’altra disastrosa guerra nella regione” (Biden). In particolare, proprio nel parlare del Medio Oriente, Biden fa quella che forse è la sua proposta più drastica. Scrive che Washington dovrebbe “cessare il supporto per l’intervento Saudita in Yemen” e, contemporaneamente, ritirare la maggioranza delle truppe stanziate nella regione (Biden). 

 

Nuovi Avversari e Vecchi Nemici

Infine, nel corso dell’articolo, Biden descrive i più importanti avversari degli Stati Uniti. La Russia, come detto prima, è definita soprattutto come un potenziale nemico nel contesto europeo, da affrontare insieme agli alleati NATO. È la Cina, invece, ad essere, per il candidato Dem, la maggiore minaccia per gli States. Su questo versante, Biden essenzialmente propone di continuare con una linea politica in parte simile a quella di Trump. Infatti, afferma che la Cina stia competendo in modo scorretto sia dal punto di vista economico, che da quello tecnologico. Per questo, è necessario che le altre economie sviluppate del mondo si uniscano per fronteggiare l’espansione cinese, potenzialmente anche utilizzando sanzioni economiche. Inoltre, Biden mira anche a re-inserire l’obiettivo di confrontare il “comportamento abusivo e le violazioni dei diritti umani” di Pechino (Biden).

Il problema con questo approccio è che, da un punto di vista puramente strategico, continuare a tenere una linea dura con Pechino potrebbe andare contro gli interessi americani. Soprattutto, la Cina deve essere necessariamente tenuta in considerazione nel contesto delle dinamiche di sicurezza della regione Asia-Pacifico. Per esempio, Biden stesso ammette che il supporto cinese è necessario per portare avanti il piano di denuclearizzazione della penisola coreana. Per questo, mettere pressione a Pechino su temi non strettamente legati all’economia potrebbe finire per rallentare il progresso in queste aree.

 

Tra Trump e Sanders: Perché il Moderato Biden Potrebbe Continuare a Vincere

Le primarie del Partito Democratico sono di fatto entrate nella loro fase finale, e Biden sembra già avere la nomination in tasca. Secondo le previsioni di FiveThirtyEight.com, l’ex-vicepresidente ha una probabilità di vincere pari al 99% (Fivethirthyeight.com, 2020). La battaglia contro Sanders, insomma, sarebbe essenzialmente già vinta. Da un punto di vista elettorale, sembra che la scelta di proporsi come esponente dell’ala moderata dei Dem abbia consentito a Biden di superare i suoi avversari più radicali.

Anche le proposte di Biden in fatto di foreign policy sono orientate su questo stesso modello; inoltre, anche esse sembrano avere successo. Invece della politica estera confusa e isolazionista di Sanders, Biden propone una più attiva partecipazione nel sistema internazionale. Allo stesso tempo, si oppone alla linea aggressiva di Trump, e suggerisce di sostituire la diplomazia alla forza come strumento principale per risolvere crisi e scontri. Finalmente, il manifesto pubblicato da Biden ristabilisce la democrazia come ideale fondamentale della politica statunitense. 

Secondo The Atlantic, questa “terza via” è quella “meglio allineata con la visione del mondo della maggioranza degli Americani” (Wright, 2020). Anche se non contiene misure rivoluzionarie, o programmi particolarmente negativi, potrebbe rivelarsi efficace per guadagnare consensi in vista delle presidenziali. 

 

Bibliografia 

Al Jazeera, (2020). Biden, Sanders and Foreign Policy: Where Do They Stand. March 4. [online] Available at: https://www.aljazeera.com/news/2020/03/biden-sanders-foreign-policy-stand-200304135921657.html

Berniesanders.com, (2020). A Responsible, Comprehensive Foreign Policy. [online] Available at: https://berniesanders.com/issues/responsible-foreign-policy/

Biden, J.R. (2020). Why America Must Lead Again: Rescuing Foreign Policy After Trump. Foreign Affairs. March/April. https://www.foreignaffairs.com/articles/united-states/2020-01-23/why-america-must-lead-again?utm_source=twitter_posts&utm_campaign=tw_daily_soc&utm_medium=social&__twitter_impression=true

Bruen, B. (2020). Bernie Sanders’ Vague Foreign Policy Ideas Won’t Help the US Regain Its Standing in the World. Business Insider. March 15. https://www.businessinsider.com/bernie-sanders-foreign-policy-plan-fix-us-standing-trump-problems-2020-3?IR=T

Drezner, D.W. (2020). A Second Look at Joe Biden’s Thoughts on Foreign Policy. The Washington Post. March 5. https://www.washingtonpost.com/outlook/2020/03/05/second-look-joe-bidens-thoughts-foreign-policy/

Fivethirthyeight.com, (2020). Who Will Win the 2020 Democratic Primary?. [online] Available at: https://projects.fivethirtyeight.com/2020-primary-forecast/?ex_cid=rrpromo

Joebiden.com, (2020). The Power of America’s Example: The Biden Plan for Leading the Democratic World to Meet the Challenges of the 21st Century. [online]. Available at: https://joebiden.com/americanleadership/

Weisbrot, M. (2020). Joe Biden Championed the Iraq War. Will that Come Back to Haunt Him Now?. The Guardian. February 18. https://www.theguardian.com/commentisfree/2020/feb/17/joe-biden-role-iraq-war

Wright. T. (2020). The Foreign Policy of 2021 Democrats. The Atlantic. March 19. https://www.theatlantic.com/ideas/archive/2020/03/foreign-policy-2021-democrats/608293/

 

Autore dell’articolo*: Manfredi Pozzoli. Studente di Storia e Relazioni Internazionali (BA.) presso King’s College London, UK.

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