L’io pandemico di una ratio mancata

di Irene Fratellini - 31 Maggio 2020

from Rome, Italy

   DOI: 10.48256/TDM2012_00103

L’euristica che svia la risposta dei civili alla politica

Lo stato d’eccezione

È sempre lecito, se non doveroso, chiedersi, in veste di politico, quale sarà la reazione della politeia ad un input legislativo. In particolar modo, è interessante notare come dinamiche extra-ordinarie inducono i governi a mutare la conformazione dello stato di diritto caratterizzante il nostro modus vivendi. In termini tecnici nonché fedeli a Schmitt si parla di stato d’eccezione.

Lo stato d’eccezione, il quale oggi ha assunto un aspetto pandemico, prevede la sospensione provvisoria dell’ordine costituzionale (Schmitt in Maier, 2014). Ciò è appunto necessario poiché, in tale contesto, l’ordinaria applicazione del diritto apporta dei rischi onerosi alla società. Di conseguenza, fare una passeggiata può diventare un reato perseguibile. Secondo il D.P.C.M. pubblicato il 9 marzo 2020, all’alba della quarantena, i reati correvano dal delitto colposo contro la salute pubblica all’omicidio (Gazzetta Ufficiale, 2020). 

Eppure non è scontato instillare nell’immaginario collettivo l’idea di associare l’azione più semplice ad un reato di inosservanza dei provvedimenti delle autorità. Altrettanto indigesta è la risposta comportamentale, la quale si presenta eterogenea, direttamente proporzionale alla percezione del rischio e della paura. Questi ultimi rappresentano la chiave di lettura del pattern comportamentale sviluppato dai civili in uno stato di eccezione. Come un virus, la paura stessa è contagiosa, celando nondimeno la natura della sua infettività.

 

Il limite cognitivo delle illusioni ottimistiche : dove termina la ratio ed inizia l’euristica

Il primo modello logico atto a spiegare le tipologie reazionarie della popolazione trova i suoi pilastri nella teoria della razionalità limitata. Herbert A. Simon ne fu il pioniere, sostenendo la presenza di barriere cognitive che circoscrivono il processo decisionale al momento dell’azione (Simon, 1982). In relazione ad uno status d’eccezione, si manifesta una distorsione della percezione del rischio. Il Covid-19 ha intavolato una serie di reazioni, le quali corrono da una sottostima ad una sovrastima della minaccia epidemiologica. 

Per esempio, in Italia nel primo mese di lockdown, sono state registrate 115.738 denunce per inosservanza dei provvedimenti delle autorità (Molinari, 2020). L’euristica che ha portato i cittadini alla contravvenzione delle norme di contenimento trova voce in tre illusioni. 

La prima illusione è l’inclinazione all’ottimismo, nota come “optimism bias”. Ciò porta gli individui a sovrastimare le loro capacità e successi, in questo caso di scongiurare il contagio,  sottovalutando così il rischio.

In secondo luogo, troviamo l’illusione del controllo, secondo cui, in virtù dell’ottimismo appena citato, abbiamo il pieno controllo degli eventi. La nostra è una sicurezza cognitiva che ci porta a tessere una connessione diretta tra causa ed effetto. Partendo da un presupposto ottimista, l’illusione di possedere il controllo si correla strettamente alla convinzione più ferma che il peggiore degli avvenimenti non potrà coinvolgerci. 

Allo stesso modo, la terza illusione è una lente chiamata Bias di Conferma, attraverso la quale filtriamo il mondo. Essa rappresenta la nostra prospettiva e ci porta a filtrare le informazioni che assorbiamo alla luce di convinzioni preesistenti (Behavioural Insight Team, 2018).

Inoltre, l’effetto dei processi cognitivi sopracitati è amplificato quando alla base vi è il dissenso pubblico. Quest’ultimo alimenta un processo di delegittimazione della norma che si conclude con la devianza (Van Bavel et al., 2020).

 

Iperbole di precauzioni : il dio panico ed i suoi adepti

È importante sottolineare che la percezione è una qualità emozionale. In quanto tale presenta una sensibilità altissima nei mutamenti al margine, sia di valenza positiva che negativa. Pertanto, un’insicurezza preesistente in determinati soggetti favorisce lo sviluppo di bias da overreaction. Questa è la reazione iperbolica dei più timorosi. Cosa genera la perdita di lucidità? 

La maieutica del panico si fonda, ancora una volta, sulla deformazione di una stima razionale della realtà. In primo luogo troviamo il cosiddetto negative framing. Il soggetto assorbe e rielabora le informazioni disfattiste senza scindere forma e contenuto. Perciò, il modo in cui esse vengono presentate penetra l’opinione pubblica.  L’effetto di framing può altrettanto assumere un’accezione positiva; in questo caso il prospetto è pessimistico, considerando il turbinio martellante di notizie negative che in casi di emergenza funge da deterrente ad un ottimismo surreale. Oltre a ciò, è interessante notare che, nonostante si abbia il controllo della tipologia e della quantità di informazioni acquisite, non si può dire di poter domare ciò che ci colpisce di più (Ibidem). 

Similmente, un altro tipo di pattern sistematico di deviazione è il pregiudizio di disponibilità, availability bias. Questa scorciatoia mentale fa’ sì che il processo di decision-making sia impattato dalle informazioni che più facilmente ci tornano in mente. Così come vi è la tendenza ad ancorarsi alle ultime nozioni ricevute in merito, ossia anchoring.

La condizione del timoroso è oltremodo insofferente poiché egli, nel disperato tentativo di affrontare un nemico sconosciuto, non conosce prassi. Egli tenta di tutto per far funzionare il successo, senza interrogarsi sull’utilità dei gesti. Senza interrogarsi sulla contagiosità della paura. Egli, osservando Via Borgo Palazzo a Bergamo affollata dai camion dell’esercito che uno ad uno svuotano la città dalle salme, che speranza maturerà? (Van Bavel et al., 2020)

 

Configurazione del modello culturale : Relazione tra il singolo e la pluralità

Conducendo un’analisi comportamentale non ci si può oltretutto astenere dal considerare il contesto culturale e sociale in cui le comunità fioriscono.  È importante dare uno sfondo alle nostre azioni, considerando che la prima esegesi nella comprensione delle azioni è il valore ed il significato che la cultura stessa gli attribuisce. L’agire, come precedentemente spiegato, dà voce a dei processi mentali che siano più razionali o sbrigativi.

Spesso, esse sono dettate da una conformazione inconscia del nostro modus cogitandi e quindi vivendi che ci caratterizza sin dai primi respiri della nascita. Il luogo in cui nasciamo determina chi siamo? Non esattamente, ciò dipende dai modelli interpretativi che ci sono stati dati. Per esempio, è noto come la colonna corinzia che sorregge il sistema di valori americano sia solida di individualismo armato.

L’uomo è indipendente e responsabile di se stesso, ma soprattutto libero. Il culto al diritto negativo limita quanto più possibile, se non a volte elimina, l’ingerenza altrui nei nostri diritti e nelle nostre azioni. L’intensità del network sociale è flebile. Il singolo è più che mai in America l’arché dell’intero sistema.

I famosi assembramenti tanto discussi, continuano ad essere la routine nelle spiagge americane, senza correre il pericolo di troppe sanzioni. A far brodo si aggiungono le numerose incongruenze legislative tra federazione e singoli stati. I cittadini americani, confusi ma per nulla spaventati, scelgono di dar voce al loro diritto di espansione piuttosto che passare per via precauzionale. Un esempio tra tanti è la Florida, più precisamente la spiaggia di Jacksonville. Secondo la CNN, in data 19 aprile : “ il distanziamento  sociale sembrava essere l’ultima voce nella lista delle priorità” (Amir Vera and Randi Kaye, 2020).

 

CTL Index : come il grado di pervasività della norma del tessuto sociale plasma le azioni di devianza

Non una cultura esattamente ermetica, in termini di Peltiana memoria (Pelto, 1968). Si dà il caso che esista un vero e proprio indice che misuri rigidità culturale che ci permette di comprendere meglio l’argomento: The CTL Index. CTL  significa Cultural Tightness and Looseness. Il parametro attribuisce un decimale alla nazione in considerazione che sia da 0 ad 1. Lo 0 è il valore attribuito alla rigidità culturale, tale per cui un alto grado di pervasività delle norme corrisponde ad un altrettanto risonante sistema di sanzioni. 

Tutto ruota attorno la percezione del comportamento deviante, per il quale troviamo tolleranza zero in paesi come il Bangladesh, il Pakistan, l’Indonesia ma anche l’Arabia Saudita e la Cina. È facile notare come il grado rigidità in questi paesi sia di fatto coerente con il filone politico adottato, non esattamente democratico. Le popolazioni non hanno incentivi nel deviare, neanche per un’eccessiva dose di ottimismo cognitivo, poiché il solco culturale e normativo è ben più profondo. 

Al contrario, più ci si avvicina al valore 1 più la cultura del paese è “sciolta” dall’inibizione comportamentale. Questa tipologia si apre ad una composizione eterogenea, senza rimarcare in modo incisivo lo standard di comportamento, cosicché neanche l’idea sanzione è propriamente interiorizzata. Qui troviamo dunque gli Stati Uniti, il Messico, la Spagna, l’Argentina (Uz, 2015). 

 

Istruzione dei politici al modello comportamentale : un’esternalità positiva dal valore inestimabile

Le variabili sopracitate ed analizzate costituiscono solo in piccola percentuale il tessuto della dinamicità sociale che, in più, coinvolge anche i nostri leader in quanto esseri umani. Pertanto, il processo che guida l’implementazione della norma è esso stesso imperfetto. L’uomo politico è soggetto ad un vasto assortimento di limiti che inconsciamente frenano la nostra ratio dall’essere applicata correttamente. 

Allo stesso tempo, il prodotto legislativo è calibrato sulla base della ricezione del target, o almeno dovrebbe. Un’ ex-ante intuizione veritiera del tipo di feedback che la popolazione può dare è essenziale per prevenire l’implementazione di piano inefficaci e non realistici. Studiare e comprendere i soggetti coinvolti è vitale per la riuscita della norma stessa, nello stato di eccezione e non. È lecito che i civili non interiorizzino l’idea di essere privati della loro quotidianità, generando così diverse risposte. L’idea è quella di analizzare cosa limita il pensiero ed adottare delle strategie adatte a mitigare le bias, a raggirarle attraverso dei cambiamenti strutturali. 

Il legislatore in questo caso deve poter costruire un’idea dello scenario di risposta civile che sia plausibile. Egli può dunque avvalersi di alcune strategie che, complementari all’indagine sociale, possono produrre politiche ben recepite, cariche di incentivi regolatori. Per esempio, sarebbe opportuno che la stessa proposta politica pura e semplice, ancor prima di varcare la dialettica bicamerale, fosse testata in ogni sua cornice. Comprendere come altri inquadrino una questione può portare a cambiamenti di enfasi che rendono una proposta reciprocamente accettabile. Allo stesso modo, sarebbe utile che tale proposta fosse essa stessa il frutto di un dibattito pregresso sulle debolezze che potrebbero determinare l’insuccesso politica ed estraniandosi dalla prospettiva personale che ottunde l’oggettività del caso reale.

 

Bibliografia

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Autore dell’articolo*: Irene Fratellini. Studentessa di Master of Public Policy in Governo e Politiche alla LUISS Guido Carli e studentessa di Master Relations Internationales Finalité Monde alla Université Libre de Bruxelles. Dottoressa in Politics, Philisophy and Economics all’Università LUISS Guido Carli di Roma. 

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