Il contributo africano allo sviluppo sostenibile: focus sul ruolo femminile

di Young Think Tanker - 1 Aprile 2021

 from Rome, Italy

DOI10.48256/TDM2012_00183

Capire lo sviluppo sostenibile in Africa

Generalmente quando si parla di Africa si tende a descrivere questo territorio come una realtà semplificata: essa, al contrario si caratterizza per una grande varietà e complessità di elementi. Parliamo infatti di un continente che sta rapidamente crescendo, composto da 54 stati, ognuno dei quali presenta proprie peculiarità, esigenze e prospettive. Da un punto di vista temporale, gli anni novanta hanno agito da spartiacque: l’adozione di forme democratiche in Sud Africa grazie a Nelson Mandela, le nuove costituzioni, hanno segnalato la volontà  di sostenere una maggiore crescita.

Il contributo africano allo sviluppo sostenibile si presenta in realtà con numerose sfide e opportunità. Sia i processi di crescita demografica, sia processi di urbanizzazione rappresentano fattori trainanti nello sviluppo sostenibile: a massicci spostamenti di persone, corrisponde un aumento di infrastrutture nelle città, le quali tentano, di rendersi più green e smart. Assistiamo, anno dopo anno, ad un incremento di urbanizzazione e di conseguenza ad un innalzamento dei livelli di elettricità impiantati nelle singole abitazioni. Nonostante siano presenti dislivelli e disuguaglianze, sia tra i paesi africani stessi, sia tra le singole città, è innegabile un cambio di paradigma (Di Castelnuovo, 2020).

Ad oggi, come riportano sia le statistiche della World Bank sia i report UN – Habitat, circa 36 stati africani presentano almeno un grande centro urbano con  più di un milione di abitanti. Ognuno di essi mostra precise funzioni politico-commerciali, distinguendosi tra città portuali, legate maggiormente ad attività commerciali, e capitali, veri e propri cuori pulsanti dei paesi (Diez, 2018). Si stima quindi che il progressivo aumento di domanda energetica renderà il continente attore primario nei processi di integrazione energetica e sostenibilità ambientale (Carbone, 2020).

 

Diplomazia delle risorse

Gli stati africani attualmente si confrontano con altri attori mondiali in diversi ambiti, da quello finanziario, a quello politico, a quello diplomatico, traendone grandi benefici: l’obiettivo finale, di creazione di politiche finalizzate a un maggiore sviluppo sostenibile, si  è tradotto nella creazione di un documento,  denominato “Africa 2063”. I contenuti presenti nel documento tendono a  sovrapporsi agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) previsti dalle Nazioni Unite: si dà particolare valore alla ricerca di una partnership globale al fine di raggiungere risultati significativi in ambito ambientale. Non solo attenzione all’ambiente, ma anche uno sguardo alla povertà diffusa, alla sicurezza sociale, al miglioramento dei servizi educativi, alla denutrizione.

A livello pratico si spinge all’integrazione e alla collaborazione tra diversi tipi di energia rinnovabile in diversi paesi, creando un vero e proprio mix energetico. Stati come Zambia, Congo, Zimbabwe presentano innovativi progetti di integrazione energetica tramite l’utilizzo di infrastrutture alimentate ad energia idraulica. Madagascar, Namibia e Sud Africa tendono maggiormente all’utilizzo di energia eolica soprattutto per strutture che si occupano di agricoltura. Tanzania e Mauritius invece prevedono l’uso delle biomasse (combustione di prodotti naturali), soprattutto per le imprese attive particolarmente nell’ambito produttivo di legname o zucchero (Johnson, Muhoza, 2016).  

Obiettivi finanziari in Africa

In ambito finanziario l’African Development Bank ha iniziato a promuovere anche l’uso dei cosiddetti Green Bond, finalizzati al finanziamento di progetti green sul territorio africano. 24 i progetti portati a termine in 14 paesi grazie questi strumenti economici, tramite cui si è cercato di ridurre parzialmente le emissioni di CO2: essi rappresentano una strategia volta all’aumento di fiducia nelle istituzioni finanziarie locali e all’incremento di “prestiti verdi”, utilizzati per la costituzione di attività e imprese sostenibili (Wright et al, 2018).

 

Gender parity e sostenibilità ambientale

Risulta importante a questo proposito mettere in evidenza uno stretto collegamento tra gender parity e sviluppo sostenibile: consentire una maggiore partecipazione femminile contribuisce certamente a una gestione diversificata ed equa del processo sostenibile. 

Nel raggiungimento degli obiettivi sostenibili definiti dall’Agenda 2030 trova un’ampia rilevanza la correlazione tra il ruolo femminile e l’uso di fonti rinnovabili di energia. Si stima che il degrado ambientale presente in alcune zone, soprattutto rurali, alimenti in parte le differenze in ambito di parità di genere. Le donne tendono ad  occuparsi maggiormente delle famiglie e del loro sostentamento, tramite la coltivazione di cibo e la raccolta di acqua. Un continuo aumento di deforestazione e inquinamento ecologico, contribuisce a rendere la raccolta di acqua, ad esempio, molto più difficile: le donne sono costrette a percorrere distanze più ampie, come ad esempio in Malawi, in cui impiegano un tempo maggiore rispetto agli uomini nella raccolta di legname e della stessa acqua (Ngone, 2015).

 

Superare le differenze con le energie rinnovabili

Secondo l’International Energy Agency (2017), è presente ancora un numero troppo elevato di comunità non aventi accesso a sistemi di clean cooking. Le donne solitamente si occupano delle forme di sostentamento alimentare: si  adoperano per ricercare materiali da cui ottenere combustione per la cucina, e questo causa livelli di inquinamento molto alti e decessi prematuri. A questo proposito dunque l’uso di energie rinnovabili, anche e soprattutto in ambito domestico rappresenterebbe un grande asset anche per l’affermazione del ruolo femminile: si tratta, da un lato, di puntare all’istruzione e alla formazione delle figure femminili, dall’altro di inserirle nel mondo lavorativo, dando loro la giusta riconoscenza.

Un gender gap da colmare considerando anche le disuguaglianze salariali, ad oggi inferiore di circa il 60% rispetto alle figure maschili. Secondo un report dell’UN – Women in collaborazione con le Nazioni Unite (2017), la popolazione femminile non è abbastanza inserita nei processi di sviluppo sostenibile in Africa. Un coinvolgimento maggiore delle donne apporterebbe invece notevoli benefici, aumentando il benessere domestico ed economico, riducendo i livelli di povertà e incrementando i diritti umani: i governi centrali dovrebbero dunque adottare nuove strategie a lungo termine mirate alla maggiore inclusione e collaborazione.

 

Donne, motori della sostenibilità

Alla base del gender gap vi è un minore accesso da parte della popolazione femminile alle forme di istruzione e formazione: le donne contribuiscono solo per il 33% del PIL del continente (Di Castelnuovo, 2020). Tuttavia proprio le donne presentano maggior consapevolezza del problema ambientale e climatico, e sono anche loro ad esser maggiormente colpite rispetto alla controparte maschile.

L’organizzazione UN-Women (2017), sottolinea l’importante ruolo che le donne dimostrano ogni giorno: soprattutto nel settore primario, nei processi di coltivazione, raccolta di acqua, lavorazione di materiali, presa in carico della famiglia, sono le donne le figure trainanti. Promuovere una crescita economica sostenibile, che tenga conto delle necessità delle generazioni future può solo apportare vantaggi: la presenza femminile all’interno degli ambiti lavorativi contribuisce a combattere gli stereotipi di genere, eliminando l’idea di “lavoro prettamente femminile”, apportando un processo di empowering.
Costruire infrastrutture e stabilimenti sostenibili che tengano conto anche della voce femminile, contribuisce inoltre a dar peso ai loro diritti e alle loro necessità.

Anche nella produzione agricola, la FAO (2019) sottolinea il ruolo centrale delle donne che, apprendendo nuove tecniche di coltivazione sostenibile, evitano processi intensivi che causano desertificazione. Utilizzano ad esempio meccanismi di colture rotanti consentendo protezione maggiore del suolo, e quindi un’agricoltura più resiliente e collegata al cambiamento delle stagioni. Il report FAO, Stories from Africa, mette in evidenza la situazione attuale in vari stati africani. In Ruanda, le donne dimostrano come la pesca non sia solo un lavoro maschile: riunite in gruppo, grazie anche a formazione e strumenti forniti dalle organizzazioni internazionali, pescano in sicurezza e in modo sostenibile, preservando la biodiversità marina.

 

L’apporto femminile al continente africano

Tenendo conto del fatto che nel raggiungimento degli SDGs dell’Agenda 2030, l’aspetto ambientale è strettamente connesso con quello sociale, bisogna precisare alcuni elementi. 

Oltre ad apportare un notevole impatto a livello di sostenibilità ambientale, il ruolo femminile risulta fondamentale anche nella sfera della socialità. Secondo una ricerca condotta da UNIFEM (2000), la presenza femminile nelle missioni di peace keeping e peace building può apportare numerosi benefici nei teatri di conflitti. Innanzitutto rappresentano un supporto per le donne locali, facilitando il dialogo con  vittime di violenza e abusi e aiutando altre donne nella gestione dei bambini. Si stima inoltre che all’interno delle operazioni di mantenimento della pace possano aiutare a creare un dialogo più fluido tra le parti, gestendo difficili situazioni. Tramite il loro aiuto si  sviluppano più skills e si cerca di aumentare il processo di empowerment delle donne locali (Oke, 2015).

 

Verso una maggiore parità di genere

Emerge con evidenza che in Africa devono essere attuate delle politiche di integrazione energetica e di sviluppo sostenibile che tengano conto del ruolo femminile: è innegabile che parità di genere, superamento degli stereotipi e maggiore coinvolgimento delle donne in ambito lavorativo contribuiscano in maniera incisiva al perseguimento dell’Agenda 2030. 

E’ necessario quindi che gli stakeholder manifestano volontà di investire maggiori risorse, sia in termini di capitale umano, sia a livello di tecnologie e infrastrutture. Anche una maggiore sensibilizzazione pubblica sugli stereotipi di genere può essere utile nella maggiore inclusione in ambito lavorativo, così come un’eventuale modifica alle legislazioni. Solo così è possibile ottenere un maggiore benessere femminile, congiuntamente a un miglioramento delle condizioni ambientali, climatiche ed economiche, attuando una reale convergenza dei sistemi. 

Si auspica dunque il raggiungimento della convergenza tra forme di sviluppo sostenibile, maggiore formazione della collettività, migliori condizioni di accesso alle risorse e pari opportunità: il continente africano, da sempre teatro di conflitti e disparità, possa così diventare luogo di speranza e integrazione.

 

Bibliografia:

 

Autore dell’articolo*: Alessandra Spadafora, Dottoressa in Relazioni Internazionali presso l’Università LUMSA di Roma.

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Nota della redazione del Think Tank Trinità dei Monti

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