La commercializzazione di pesticidi pericolosi: la responsabilità europea

di Sabine Hamonet - 30 Giugno 2021

From Bologna, Italy

DOI10.48256/TDM2012_00210

La nuova politica agricola comune (PAC) ha come obiettivo principale di promuovere  una modalità di produzione e consumo sostenibile. Questa è la politica più importante dell’Unione europea (UE) che rappresenta la prima potenza agricola del mondo e guida una politica agricola verso standard più elevati. Tuttavia, il mercato illegale dei pesticidi in Europa è una minaccia importante agli obiettivi perseguiti dall’UE e si oppone ai valori difesi dalla nuova PAC. 

La lotta alla vendita di pesticidi illegali è molto importante per garantire un’agricoltura sana e di qualità.  In questo senso, Europol (European Police Office) interviene per prevenire e reprimere la vendita e l’uso di pesticidi illegali. Il suo ruolo è necessario per garantire il rispetto delle regole imposte dall’UE. Tuttavia, le sue azioni sono insufficienti a colmare la lacuna legislativa lasciata dalle leggi europee.

 

L’agricoltura europea: la più regolamentata al mondo  

Negli ultimi anni, l’UE ha ritirato e sta ancora ritirando, con cadenza annuale, le sostanze che rappresentano un rischio troppo elevato per la salute o l’ambiente. Nell’ambito di una politica ambientale e sanitaria avanzata, applica il principio di prevenzione e quello di precauzione. Il primo principio valuta il rischio sostenuto dall’attività o dalla sostanza per regolarla. Secondo il principio di prevenzione, è meglio prevenire il rischio piuttosto che riparare le conseguenze del suo verificarsi. Questo principio richiede anticipazione e prudenza del rischio. Tuttavia, la prevenzione presuppone la capacità di valutare il rischio implicato ed è sulla base della nostra conoscenza di questo rischio che possono essere adottate misure preventive appropriate.

Consapevole del limite della conoscenza scientifica, l’UE applica anche il principio di precauzione. Di fronte all’incertezza di un rischio, dovrebbe essere applicato. Un esempio può essere il regolamento 1107/2009 sull’uso dei pesticidi. Esiste una valutazione scientifica prima della sua autorizzazione. Una volta valutato e approvato, il prodotto contenente una sostanza può essere commercializzato nell’UE. A volte ci sono incertezze sui rischi derivanti dell’utilizzo di questi prodotti che in base al principio di precauzione possono essere vietati. 

Paradossalmente, le aziende rimangono libere di produrre sostanze proibite sul suolo europeo per la vendita all’estero. La Francia ha preso unilateralmente la decisione di vietare la produzione, lo stoccaggio e l’esportazione di pesticidi altamente nocivi nel 2022.  La Commissione europea ha seguito l’esempio e prevede di proporre una legislazione agli Stati membri per vietare le esportazioni di pesticidi pericolosi dal 2023.

L’UE è uno dei principali esportatori a livello globale, quando prende una decisione porta inevitabilmente a cambiamenti, contribuendo a spingere gli agricoltori dei paesi esportatori a cambiare i loro metodi di produzione. Se l’UE applicherà tolleranza zero alle esportazioni di pesticidi, ciò avrà un grande impatto sugli agricoltori che producono cibo per l’Europa. 

I pesticidi esportati dalle aziende europee: l’effetto boomerang

La produzione illegale di pesticidi da parte delle aziende europee è in contraddizione con gli obiettivi comunitari. Oggi le aziende europee possono esportare legalmente i pesticidi più pericolosi e trarne comunque un profitto. La lotta contro l’uso di pesticidi pericolosi nell’UE è rilevante quando consumiamo prodotti extracomunitari che utilizzano pesticidi vietati nell’UE? Il Brasile è ad esempio uno dei principali importatore mondiali di pesticidi e allo stesso tempo rappresenta il secondo esportatore mondiale di prodotti agricoli verso l’UE (Commissione europea, 2019). Importiamo principalmente prodotti che non possiamo produrre in Europa come guaiave, ananas e mango, ma anche mais e soia che sono prodotti esportati dal Brasile, usati per nutrire il bestiame in Europa nutrire il bestiame in Europa. Come si vede dal grafico, l’Italia è il primo Paese dell’UE ad esportare pesticidi illegali con 9, 499 tonnellate esportate nel 2018. Paradossalmente, l’Italia è il primo Paese dell’UE in termini di prodotti agricoli certificati.

Fonte: Public Eye, 2020. 

Nel 2018, un totale di 41 pesticidi vietati è stato autorizzato per l’esportazione dall’UE. L’unico anno in cui le ONG sono riuscite a raccogliere tutte le informazioni spesso coperte da “segreti commerciali” (Public Eye, 2020). In tutto,  una trentina di aziende tra cui le tedesche Bayer e BASF e l’italiana Finchimica hanno esportato questo tipo di prodotto (ibidem). 

Ad esempio, Bayer ha ripetutamente infranto le promesse fatte pubblicamente. L’azienda si è infatti impegnata a fermare la vendita di principi attivi estremamente o molto pericolosi nel 2013. Tuttavia, all’inizio del 2021, il portafoglio del gruppo elenca ancora prodotti antiparassitari contenenti i principi attivi (beta-) ciflutrin e metiocarb. Lo stesso vale per i prodotti contenenti il ​​principio attivo carbendazim (P.Clausing, L.Luig, J.Urhahn, 2021). 

 

Vantaggi e rischi degli accordi commerciali tra l’UE e i paesi terzi

Gli accordi commerciali che l’UE può concludere con paesi terzi possono garantire elevati standard di produzione di questi ultimi. Tuttavia, se le clausole di questi accordi non sono abbastanza rigorose su questi standard di produzione – e quindi sull’uso dei pesticidi – l’UE può importare in modo più ampio prodotti rischiosi per la nostra salute. 

Possiamo prendere come esempio  l’accordo di libero scambio tra il Mercato comune del Sud (Mercosur) e l’UE che oscilla tra opportunità e rischi. Gli standard di produzione dei paesi del Mercosur sono molto bassi e questo accordo potrebbe essere l’opportunità per l’UE di aumentarli. I prodotti importati dall’UE devono rispettare infatti gli standard sanitari europei, ma si tratta di standard per l’immissione sul mercato e non per la produzione. L’unico standard di produzione imposto ai paesi terzi che commerciano con l’UE è il non utilizzo di ormoni e beta-agonisti  (Direttiva 96/22/CE). Eppure, l’UE può essere una forza di cambiamento includendo nell’accordo norme di produzione vincolanti (S.Hamonet,  2020). 

Gli accordi di Parigi, il Green Deal e la nuova PAC segnano per l’UE una presa di coscienza ambientale ed esprimono la necessità di un cambiamento nei nostri modi di produzione. La ratifica degli accordi da parte dell’UE e le direttive comunitarie devono ora andare in questa direzione per concretizzare questa volontà. In caso contrario, l’UE si chiude in una spirale negativa e controproducente.

 

Bibliografia

A. Messéan, J.R. Lamichhane, P.Kudsk and S.Dachbrodt-Saaydeh, 2015. “Toward a Reduced Reliance on Conventional Pesticides in European Agriculture.” Plant Disease, vol.100, n°1,  pp.10-24.

F.J.R.Paumgartten, 2020. “Pesticides and public health in Brazil.” Current Opinion in Toxicology, vol.22, pp. 7-11.

J.Kiss, 2019. “Pesticides in agriculture: are we sustainable yet?”Journal of Consumer Protection and Food Safety, vol. 14, n°3, pp. 205-207.

J.Urhahn, L.Luig, P.Clausing and W. Beushausen, 2021. Double Standards and Hazardous Pesticides from Bayer and BASF.  Inkota, Pan Germany and Rosa Luxemburg Stiftung Southern Africa.

L. Gaberell and G. Viret, 2020. Banned in Europe: How the EU exports pesticides too dangerous for use in Europe. Public Eye.

S. Mandard, 2020. “L’UE a autorisé l’exportation de plus de 80 000 tonnes de pesticides pourtant interdits au sein de l’Union.” Le Monde.

S.Hamonet, 2020. Accordo commerciale tra il Mercato comune del Sud e l’Unione Europea, in sostanza un nulla di fatto. Think-tank Trinità dei Monti.

 

Autore dell’articolo*: Sabine Hamonet, esperta in affari europei e relazioni internazionali del think tank Trinità dei Monti. Dottoressa in Studi politici presso Nouveau Collège d’Etudes Politiques; Master di studi europei e internazionali presso Université Sorbonne Nouvelle.

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Nota della redazione del Think Tank Trinità dei Monti

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