Contatto umano e tocco sociale: analisi di un bisogno primario

di Young Think Tanker - 30 Giugno 2021

 From Rome, Italy

DOI10.48256/TDM2012_00213

Introduzione 

Come esseri umani, siamo costituiti da più sistemi che interagiscono e determinano il nostro ottimale funzionamento psicofisico, disponendo di una fitta rete di fibre nervose che innerva il nostro organo più esteso, la pelle; in questo modo, siamo anche in grado di rispondere emotivamente al tocco di un’altra persona, determinando e rafforzando così le nostre connessioni sociali, il nostro senso di sé e di identità, le nostre relazioni. In definitiva, i nostri corpi sono progettati non solo per percepire l’ambiente circostante e orientarvisi, ma anche per rispondere al tatto e al suo significato sociale. Essere socialmente ed emotivamente sensibili al tatto è per noi biologicamente fondamentale: ma cosa succede se ciò non accade? Quali sono gli aspetti salienti che caratterizzano i tempi attuali, su cui la pandemia da COVID-19 tutt’ora in corso ha influenza diretta? (Halton, 2021).

Tatto e connessione sociale

Quando sono state introdotte le procedure di restrizione e distanziamento, la prima a farsi questa domanda è stata la neuroscienziata e PhD Helena Wasling, che ha studiato queste fibre nervose, identificate come afferenze tattili C o CT, e la loro implicazione nelle emozioni. L’esperta sostiene che il tatto costituisce la struttura sociale delle nostre vite poiché attraverso esso abbiamo imparato a relazionarci vicendevolmente: esempi pratici riguardano l’abbraccio che possiamo scambiarci con un amico che non vediamo da tempo, oppure una stretta di mano. Farne a meno, sostiene l’esperta, non è facile e potrebbe avere implicazioni considerevoli. Lo psicologo e PhD Guy Winch, in accordo con il parere di Wasling,sostiene inoltre il tatto è associato alla vicinanza emotiva: tutto ciò risulta significativo non solo per un fattore di consapevolezza mentale ma anche per quella corporea (Halton, 2021). A dimostrare il ruolo sociale del tatto sono le afferenze CT (C Tattili), ovvero fibre non mielinizzate, simili a quelle che mediano la percezione del dolore (Baroncelli, 2010). Esse risultano essere presenti su quasi tutto il nostro corpo e, secondo Wasling, risultano essere implicate in un movimento delicato, un tocco leggero e attorno ai 32 gradi Celsius, la quale sembra essere la temperatura della pelle umana. In definitiva, si può ragionevolmente pensare che queste afferenze siano programmate per essere maggiormente responsive ad una carezza gentile di un’altra persona (Halton, 2021).

Affiliazione

Anziché comunicare al nostro cervello che il tocco è avvenuto (questo compito viene difatti assolto da altri recettori della nostra pelle che aiutano la corteccia somatosensoriale primaria a elaborare altre sensazioni fisiche), le afferenze CT inviano segnali ad una parte più profonda della corteccia, chiamata corteccia insulare, coinvolta nell’equilibrio emotivo, ed anche ad altre parti del nostro cervello, che si occupano invece della nostra definizione sociale (Halton, 2021). In virtù dell’innervazione delle fibre CT dell’insula, il tocco sociale avrebbe dunque un ruolo decisivo nello stabilire legami di affiliazione e/o affettivi (Caruana et al., 2011) e spiegherebbe il fatto che accarezzare provoca un rilascio di ossitocina sia in chi accarezza che in chi è accarezzato (Crockford et al., 2013; Cong et al.;2015). Tuulari et al. descrivono l’attivazione insulare mediante tocco mirato CT già nel primo mese di vita del neonato. Nonostante ciò, l’insula è coinvolta anche nella percezione dei battiti cardiaci (Critcheley et al., 2004): è stato inoltre dimostrato che il contatto sociale produrrebbe cambiamenti nei parametri psicofisiologici, come ad esempio il battito cardiaco (Feldman et al., 2010). Dunque si può ragionevolmente concludere che ciò che ha costituito evidenza per il ruolo affiliativo del tocco sociale potrebbe allo stesso modo mostrare implicazione nel processo di regolazione dello stress (Gliga, Farroni, Cascio; 2019). 

In conclusione il tocco sociale potrebbe avere tre potenziali ruoli: comunicativo, normativo e affiliativo; tuttavia gli autori della suddetta ricerca non possono fare a meno di chiedersi fino a che punto si tratti di ruoli distinti, dal momento che queste tre componenti sono attivate allo stesso modo dagli stessi segnali riconducibili al tocco mirato CT (Gliga, Farroni, Cascio; 2019).

Benefici emotivi del tatto

Dal punto di vista etologico le fibre CT medierebbero inoltre le relazioni affettive tra figli e genitori o tra partner, ma esse spiegherebbero, allo stesso modo, la sensazione di benessere derivante da una carezza, anche se in quest’ultima entrerebbero in gioco altri fattori, di tipo psicologico (Baroncelli, 2010). Più in particolare, a definire il concetto di tocco sociale concorrerebbero, oltre che le fibre CT, proprietà intenzionali (affettive), elementi fisici e interrelazionali (contingenze) (Gliga, Farroni, Cascio; 2019).

A tale proposito potrebbe essere utile citare un esperimento condotto nel 1958 da Harry Harlow, costitutivo assieme ad altre teorie, del costrutto dell’attaccamento. Harlow dimostrò che il solo nutrimento (cioè uno dei bisogni primari, che successivamente Abraham Maslow collocherà alla base della sua concettualizzazione piramidale, assieme ai bisogni fisiologici) non è l’unico bisogno costitutivo cruciale: Harlow infatti tolse alla nascita dei cuccioli di scimmia alle loro madri, che per circa 6 mesi furono allevati da alcune madri- surrogato. Una parte di esse erano costituite da un cilindro ricoperto di cavi metallici, un’altra parte da stoffa: metà dei cuccioli fu nutrita dalle madri di stoffa, l’altra metà dalle madri ricoperte di cavi elettrici. Durante lo studio fu calcolata periodicamente la quantità di tempo che i cuccioli passavano con entrambe le madri e si è osservato che, non importava quale madre li nutrisse, poiché essi passavano molto più tempo con le madri di stoffa. Questo studio ha avuto il merito di dimostrare che il nutrimento e la soddisfazione del bisogno ad esso associato non è strettamente implicato all’interno del processo di attaccamento, ma che il contatto e il piacere della vicinanza sono importantissimi (Santrock, 2013).

Implicazioni della pandemia da COVID-19 

Winch sostiene che l’avvenimento pandemico ha fortemente influito sull’assenza di contatto tra le persone, descrivendo che la sensazione di sofferenza: non poter ricevere e dare un abbraccio, non potersi stringersi o tenere per mano può infatti contribuire ad incrementare la sensazione di distanza emotiva. Tutto ciò contribuirebbe ad avere implicazioni durature nel tempo. L’esperto sostiene infatti che probabilmente a mancarci di più potrebbero essere gli abbracci, che egli definisce “emotivamente nutrienti”; difatti questo gesto, così basico e spontaneo, esprime conforto, affetto e sicurezza. Grazie alla vicinanza della persona con cui ci scambiamo l’abbraccio, noi percepiamo quanto ci fidiamo di quella persona e quanto la conosciamo.

Allo stesso modo, il tatto, oltre ad avere benefici emotivi e sociali, ne comporta anche di fisici; esso può fornirci una sensazione generale di benessere e, in particolare, può ridurre e/o alleviare stress e sensazioni dolorose percepite. Sarebbero queste ultime, secondo l’esperto, le aree più importanti che evidenzierebbero la necessità di supporto nel momento in cui affrontiamo periodi prolungati senza contatto sociale (Halton, 2021).

Come fronteggiare l’assenza di contatto?

Winch a tal proposito consiglia di:

  1. Connettersi con le persone in modo significativo: essere isolati dalla distanza fisica è particolarmente duro per le categorie di persone ad alto rischio, per le persone sole, per le persone fragili, per gli anziani. L’esperto a tal proposito sostiene l’importanza dell’ascolto empatico ed attivo, nell’ottica di condivisione emotiva significativa.
  2. Incontrarsi di persona è molto importante, se se ne ha possibilità; infatti, nonostante sia ancora importante mantenere un distanziamento fisico, è utile ricordare che esso non equivale ad un distanziamento emotivo. Se in questo momento storico dobbiamo rimodulare il tocco in base alle contingenze che stiamo vivendo, possiamo ad esempio potenziare la nostra capacità di ascolto attivo, così come pure stabilire contatti oculari accoglienti e duraturi. Difatti entrambi i processi, sebbene non coinvolgano gli stessi percorsi neurali del tocco, stimolano comunque il nostro senso sociale di intimità ed appartenenza.

 

Cosa aspettarci?

Innegabilmente la pandemia ha ridefinito il nostro rapporto con il tatto: Winch sostiene che ci vorrà un po’ di tempo per liberarci della sensazione di allerta che potremmo sperimentare o aver sperimentato in relazione al contatto. In definitiva il tocco è un qualcosa di intimo e vitale per noi e durante questo spazio temporale pandemico è stato ed è connotato come una minaccia (Halton, 2021). Anche solo immaginare un mondo senza abbracci, fatto principalmente di contatto oculare da sempre ci sembra utopistico e innaturale, un’esperienza che percepiamo emotivamente fortemente distanziante e cognitivamente dissonante rispetto alle nostre memorie corporee e ad una quotidianità così diversa.

Mentre in tutto il mondo la campagna vaccinale procede e guardiamo ad un futuro potenzialmente migliore e libero, tuttavia rimane molto difficile immaginare come questa esperienza cambierà a lungo termine il nostro atteggiamento nei confronti del contatto umano. Torneremo ad abbracciarci e a stringere la mano ai nostri colleghi? Uno studio del Regno Unito  condotto da gennaio a marzo 2020 ha evidenziato che il 54% delle persone sentiva di avere troppo poco contatto nella sua vita, già prima dell’introduzione delle misure di sicurezza; dunque, è ragionevole supporre che questo aspetto della nostra vita sia centrale e che le persone vogliano riammetterlo nelle loro vite quanto prima (Halton, 2021).

 

Bibliografia (B-C)

Baroncelli L. https://www.treccani.it/enciclopedia/tatto_%28Dizionario-di-Medicina%29/ , 2010

Cong X., Ludington-Hoe S.M., Hussain N., Cusson R.M., Walsh S., Vazquez V., et al., Parental oxytocin responses during skin-to-skin contact in pre-term infants, Early Hum. Dev. 91 (7), 401–406. 2015 in  Gliga T., Farroni T., Cascio C. J., Social touch: A new vista for developmental cognitive neuroscience?, Developmental Cognitive Neuroscience, 35, 1–4, 2019

Critchley H.D., Wiens S., Rotshtein P., Öhman A., Dolan R.J., Neural systems supporting interoceptive awareness, Nat. Neurosci. 7 (2), 189, 2004 in Gliga T., Farroni T., Cascio C. J., Social touch: A new vista for developmental cognitive neuroscience?, Developmental Cognitive Neuroscience, 35, 1–4, 2019

Feldman R., Rosenthal Z., Eidelman A.I., Maternal-preterm skin-to-skin contact enhances child physiologic organization and cognitive control across the first 10 years of life, Biol. Psychiatry, 75, 56–64. http://dx.doi.org/10.1016/j.biopsych.2013. 08.012, 2013 in Gliga T., Farroni T., Cascio C. J., Social touch: A new vista for developmental cognitive neuroscience?, Developmental Cognitive Neuroscience, 35, 1–4, 2019

Crockford C., Wittig R.M., Langergraber K., Ziegler T.E., Zuberbühler K., Deschner T.,. Urinary oxytocin and social bonding in related and unrelated wild chimpanzees, Proc. R. Soc. B 280 (1755), 20122765. 2013 in Gliga T., Farroni T., Cascio C. J., Social touch: A new vista for developmental cognitive neuroscience?, Developmental Cognitive Neuroscience, 35, 1–4, 2019

 

Bibliografia (G-T)

Gliga T., Farroni T., Cascio C. J., Social touch: A new vista for developmental cognitive neuroscience?, Developmental Cognitive Neuroscience, 35, 1–4, 2019

Halton M., https://ideas.ted.com/we-are-made-to-be-touched-so-what-happens-when-we-arent/?fbclid=IwAR2w5Iu3lsKYPkBMQgQDCZ8ztH6IapJuVpUd1h0kdhBMtCAsYWTlhNiqyIg , 2021)

Santrock J. W. (a cura di Rollo D.), Psicologia dello sviluppo, McGraw-Hill, Milano, 2013

Tuulari J.J., Scheinin N.M., Lehtola S., Merisaari H., Saunavaara J., Parkkola R. et al., Neural correlates of gentle skin stroking in early infancy. Dev. Cogn. Neurosci. http://dx.doi.org/10.1016/j.dcn.2017.10.004., 2017 in Gliga T., Farroni T., Cascio C. J., Social touch: A new vista for developmental cognitive neuroscience?, Developmental Cognitive Neuroscience, 35, 1–4, 2019

 

Autore dell’articolo*: Chiara Spadafora, Dottoressa in Psicologia all’Università LUMSA di Roma e psicologa in formazione cognitivo comportamentale.

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