La Conferenza sulla sicurezza di Monaco 2019: tanti protagonisti, nessun vincitore

di Claudio Urciuolo - 23 Aprile 2019

 from Naples, Italy

   DOI: 10.48256/TDM2012_00038

La Storia della Conferenza

La Conferenza sulla sicurezza di Monaco (Muenchner Sicherheitskonferenz) rappresenta da più di cinquant’anni un utile termometro per valutare lo stato delle relazioni transatlantiche (1). D’altra parte, la storia della Conferenza ricalca gli equilibri geopolitici della comunità internazionale. Nata nel 1963, fu concepita come un “family meeting” dei Paesi membri della NATO, ed in particolare come forum di dialogo tra gli Stati Uniti e gli alleati europei – in primis la Repubblica Federale Tedesca.

Dopo la fine della Guerra Fredda, la Conferenza è stata aperta agli Stati del Patto di Varsavia e alla stessa Russia. Oggigiorno, vi partecipano i rappresentanti di Paesi BRICS e delle principali potenze regionali (2), a dimostrazione di come la sicurezza abbia bisogno di un approccio ancor più multilaterale in un mondo divenuto multipolare.

Le premesse dell’edizione 2019

Quest’anno, la Conferenza si è svolta tra il 15 ed il 17 febbraio, e può essere considerata una delle più importanti degli ultimi anni, per non dire dalla fine della Guerra Fredda. La missione, quasi impossibile: ricucire i rapporti tra l’Europa della NATO e l’amministrazione Trump, minati da una lunga serie di screzi con le controparti europee. Il che significa rafforzare il modello  liberale delle relazioni internazionali. Un paradigma superato dagli eventi, o al contrario ancora attuale? (3)

Dall’elezione di Trump, i maggiori attriti nelle relazioni transatlantiche sono avvenuti lungo due direttive. Da un punto di vista strategico, gli Stati Uniti hanno a più riprese chiesto ai partner europei di contribuire maggiormente al budget della NATO (e, più in generale, di aumentare le spese militari). L’ultima importante frizione si è avuta sul dossier iraniano (1) (2). Lo scorso gennaio, con la creazione di “INSTEX” (un canale di pagamenti delle imprese europee in Iran), l’Europa si è smarcata da Trump e dalla sua decisione di recedere dal JCPOA (l’accordo sul nucleare iraniano).

Tuttavia l’argomento più divisivo resta la guerra commerciale che Trump ha lanciato alle due principali rivali degli Stati Uniti: Cina ed UE. Uno dei punti più bassi nelle relazioni UE- Stati Uniti si è infatti raggiunto con i dazi su acciaio e alluminio europeo voluti a giugno dal presidente Trump, che hanno colpito soprattutto la Germania (1/3 delle importazioni americane).

Le ombre sulla Conferenza

Oltre ad un rapporto da ricucire, un’ulteriore ombra si è allungata sulla Conferenza. A poche ore dall’inizio dei lavori, è divenuto di dominio pubblico un report del Dipartimento del Commercio americano che definiva l’importazione di auto tedesche “una minaccia alla sicurezza nazionale”. Un significativo passo avanti verso l’imposizione di nuovi dazi: grazie ad una legge del 1977 (The International Emergency Economic Powers Act), il Presidente può imporre dazi o addirittura bloccare le importazioni per ragioni di sicurezza nazionale(1).

È interessante sottolineare come gli eventuali dazi sulle auto straniere nuocerebbero più agli Stati Uniti che ai Paesi colpiti dai dazi. Secondo uno studio della Tax foundation, sarebbero a rischio 700mila posti di lavoro negli Stati Uniti qualora si applicassero dei dazi del 25%(2).

Un ambiente difficile

La UE ha subito espresso la sua preoccupazione attraverso un portavoce della Commissione, e si è detta pronta a rispondere con misure analoghe(1). Quel che è certo, è che la prospettiva di una escalation della guerra commerciale ha influenzato (e non poco) l’andamento della conferenza: non è un caso che le critiche più feroci siano arrivate dai padroni di casa (2).

La Germania ha una lunga e solida amicizia con gli Stati Uniti – seppur con tutte le ambiguità imputabili alla Ostpolitik (leggasi: alla volontà di una politica estera autonoma). Ma l’amministrazione Trump sta rendendo un dialogo costruttivo quasi impossibile. La diplomazia a colpi di tweet rappresenta una concezione diametralmente opposta alla diplomazia tedesca (e dell’UE). Un leader carismatico ed un approccio multilateralistico non potevano che collidere.

La presa di posizione tedesca. Il bastone…

Che la delegazione a stelle e strisce non avrebbe partecipato ad un family meeting si è intuito già dal discorso di apertura, tenuto dal presidente della Conferenza, Wolfgang Ischinger. Ischinger, atlantista di lungo corso (già ambasciatore a Washington), si è presentato con una felpa dell’Unione Europea, ed ha parlato a nome di tutti gli europei che si sentono abbandonati da Washington (1).

In ogni caso, Ischinger era soltanto un antipasto: l’attacco vero e proprio è stato lanciato della Cancelliera tedesca Angela Merkel. La cancelliera ha approfittato di una platea di primissimo piano per attaccare duramente le scelte degli Stati Uniti in materia di politica estera. In particolare, ha criticato duramente l’approccio degli USA alle sfide globali. Il multilateralismo e il dialogo sono la risposta, ha ribadito. Si è presentata come leader del progetto europeo e del multilateralismo in un mondo sempre più in mano ad autocrati. Una mossa che, secondo alcuni analisti liberal, ha dimostrato come la Merkel abbia preso le redini del “mondo libero”. Un compito per il quale Trump si è dimostrato inadeguato (1) (2).

…e la carota

La posizione tedesca non è stata esente da fragilità. In primo luogo, è saltato il vertice congiunto previsto con il leader francese Emmanuel Macron. In difficoltà sul fronte interno, Macron ha preferito declinare l’incontro (1).

Inoltre, al ministro della Difesa Ursula von der Leyen è toccato smorzare i toni. Le richieste da parte USA di una maggiore condivisione degli oneri in seno alla NATO è giustificata, ha affermato. Ha inoltre ribadito che la NATO è più di un’alleanza militare, è (dovrebbe essere) un’alleanza politica. Come dire: gli Stati Uniti hanno le loro ragioni, ma non apprezziamo il loro modo di dialogare (2) (3).

Una risposta USA Trump-centrica

Con queste premesse, la delegazione americana sapeva di dover fare i conti con un ambiente “ostile”. Non è un caso che diversi esponenti di alto livello dell’amministrazione abbiano preso parte ai lavori, su tutti il vicepresidente Mike Pence. Lo stesso Pence ha preso la parola dopo la cancelliera Merkel. Il suo discorso è parso eccessivamente nazionalista e dal tono intransigente. Più figlio della frustrazione che di una volontà di riconciliazione. A differenza del discorso dello scorso anno, non ha sottolineato l’importanza della NATO, bensì ha esortato gli alleati ad investire maggiormente nell’organizzazione. Ha bacchettato la Germania sul gasdotto Nord Stream 2, e rimproverato gli alleati europei per la gestione del caso iraniano e venezuelano (sul quale pesa come un macigno il veto italiano al Consiglio UE) (1).

Durante l’intervento c’è stato anche il tempo per un’apologia del presidente Trump (citato più di trenta volte) (2). Nello specifico, Pence ha sottolineato i successi dell’amministrazione per quanto riguarda il dialogo intrapreso con la Corea del Nord.  Al contrario della Merkel, il suo discorso non ha minimamente scaldato l’ambiente; anzi. Un imbarazzante silenzio è calato tra gli astanti quando Pence ha portato i saluti del presidente Trump.

Al di là dell’intervento del vicepresidente, gli Stati Uniti hanno mostrato anche un altro volto. Tra gli oltre 50 deputati americani (la delegazione più numerosa di tutti i tempi alla Conferenza) figurava anche un folto drappello di democratici, capeggiati dalla speaker della Camera, Nancy Pelosi. Di conseguenza, una lettura della delegazione soltanto come megafono dei successi di Trump è quantomeno semplicistica: piuttosto, riflette le tensioni politiche degli States(3). Come ha sintetizzato il presidente della Commissione Esteri al Parlamento Europeo, David Mcallister: “American politics consists not only of this president”(4).

E la NATO?

Chiamata in causa da entrambi i protagonisti sulle due sponde dell’Atlantico, la NATO è stata rappresentata alla Conferenza dal Segretario Generale Jens Stoltenberg. Stoltenberg aveva presieduto il 13 febbraio un incontro tra i Ministri della Difesa dei Paesi NATO per affrontare la questione della violazione del trattato INF (che proibisce missili nucleari a medio raggio) da parte della Russia(1). Due giorni dopo, alla conferenza, la domanda dei presenti più pressante è sembrata essere: “Trump crede nella NATO?”. La risposta di Stoltenberg è stata laconica: “Every time I speak to President Trump, he tells me that he likes NATO. And not only that he likes NATO, but that he’s 100%in favor of it”(2).

Il rapporto tra Trump e la NATO, per quanto Stoltenberg minimizzi, ha visto notevoli alti e bassi. Alla malcelata avversione di Trump verso le organizzazioni internazionali si è aggiunto il disimpegno militare cominciato già con l’amministrazione Obama, creando incomprensioni sulle due sponde dell’Atlantico.

Stoltenberg nel ruolo di mediatore

Per questi motivi, a Monaco, la NATO ha dovuto fare da trait-d’union tra gli USA e l’Europa. Stoltenberg ha fatto appello alla lunga tradizione di amicizia. Ha ricordato le missioni in Afghanistan e nei Balcani, nonché il ruolo dell’organizzazione nell’affondamento dell’Unione Sovietica. Inoltre, ha avvertito gli europei che l’UE non avrà mai i mezzi difensivi della NATO, sottolineando l’importanza degli Stati Uniti per la protezione europea. Anche per quanto riguarda le contribuzioni (senza mai nominare Trump), Stoltenberg ha ammesso che c’è ancora “molto lavoro da fare” per portare tutti i Paesi membri a dedicare il 2% del PIL al settore Difesa(1).

Due passaggi del discorso di Stoltenberg racchiudono il suo pensiero: “[…] this is not only about money, it is also about geography. It is hard to imagine European security without the close involvement of Norway in the North, Turkey in the South, and the United States, Canada and United Kingdom in the West. […] The simple message is the transatlantic Alliance remains the most powerful, most effective and most reliable alliance the world has ever seen. Because, in times of need, we are all prepared to do what is necessary for our shared security.”(1)

Una conclusione

“Picking up the pieces” è stato scelto come titolo del report della Conferenza. I pezzi sono quelli del mondo liberale, così come aveva ammonito Ischinger nel discorso di apertura. La tanto paventata “fine della Storia” degli anni ‘90 si è tramutata in un mondo multipolare che necessita di soluzioni condivise. La Conferenza poteva rappresentare un punto di svolta, un riavvicinamento tra gli Stati Uniti e gli alleati europei dopo due anni di incomprensioni…ma così non è stato(1).

Lo scorso anno, la Conferenza era stata salutata con ottimismo. Le immagini di Angela Merkel e Ivanka Trump a loro agio a colloquio potevano far sperare in un riavvicinamento UE (Germania)-USA. Quest’anno, tra la figlia di Trump e la attuale leader del CDU, Annegret Kramp-Karrenbauer, non sembra essere scoccata la scintilla (2). Perfino la finzione di un rapporto cordiale è venuta meno. Europa e Stati Uniti sono ufficialmente separati in casa.

Nella migliore delle ipotesi, il rapporto si riallaccerà con la mancata rielezione di Trump, tra due anni. In ogni caso, l’UE e la NATO nel lungo periodo hanno il compito di far fronte al progressivo disimpegno USA nella regione. Trump o non Trump (3).

L’ammonimento di Ischinger nel suo discorso di apertura resta la migliore lettura della situazione. Più che un ammonimento, è un appello ai leader occidentali affinché mettano da parte gli interessi particolari per poter meglio affrontare le sfide di questo secolo. La questione energetica, lo sviluppo cinese, la cybersicurezza, i cambiamenti climatici: problemi di tale portata richiedono un fronte unito. In caso contrario, a cadere non saranno i singoli leader, ma il mondo liberale come lo conosciamo (4).

Claudio Urciuolo

BIBLIOGRAFIA

La storia della Conferenza

(1) Munich Security Conference official site, From “Wehrkunde” to Munich Security Conference, visto il 10/03/2019: https://www.securityconference.de/en/about/history/

(2) “Ordine internazionale a pezzi”: leader mondiali venerdì a Monaco, Askanews, 14/02/2019:

http://www.askanews.it/esteri/2019/02/14/ordine-internazionale-a-pezzi-leader-mondiali-venerd%C3%AC-a-monaco-pn_20190214_00048/

 

Le premesse dell’edizione 2019

(1) B. Knight, Munich Security Conference 2019: Who can save the liberal world order?, DW, 16/02/2019:

https://www.dw.com/en/munich-security-conference-2019-who-can-save-the-liberal-world-order/a-47547868

(2) E. Geranmayeh, E. Batmanghelidj, Trading with Iran via the special purpose vehicle: How it can work, European Council on Foreign Relations, 7/02/2019:

https://www.ecfr.eu/article/commentary_trading_with_iran_special_purpose_vehicle_how_it_can_work

(3) D. Herszenhorn, EU powers set up firm to thwart Trump’s Iran sanctions, Politico, 31/01/2019:

https://www.politico.eu/article/trump-iran-europe-sanction-powers-set-up-firm-to-thwart/

 

Le ombre sulla Conferenza

(1) G. Di Donfrancesco, L’Europa pronta a rispondere ai dazi Usa su acciaio e alluminio, Il Sole24Ore, 1/06/2018:

https://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2018-05-31/l-europa-pronta-rispondere-dazi-usa-acciaio-e-alluminio-200031.shtml?uuid=AEKJiIyE

(2) R. Baarlam, Usa: l’import di auto minaccia la sicurezza nazionale, Il Sole24Ore, 17/02/2019:

https://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2019-02-17/-usa-l-import-auto-minaccia-sicurezza-090415.shtml?uuid=ABXMxAVB&refresh_ce=1

 

Un ambiente difficile

(1) T. Axelrod, EU prepared to respond to possible Trump auto tariffs, The Hill, 22/02/2019:

https://thehill.com/policy/international/europe/431135-eu-prepared-to-respond-to-possible-auto-tariffs-from-trump

(2) D. Meyer, Angela Merkel and U.S. Auto Makers Voice Concerns as Trump Receives Key Car Tariff Report, Fortune, 18/02/2019: http://fortune.com/2019/02/18/merkel-trump-auto-tariffs-report/

 

La presa di posizione tedesca. Il bastone…

(1) T. Wright, The Moment the Transatlantic Charade Ended, The Atlantic, 19/02/2019:

https://www.theatlantic.com/ideas/archive/2019/02/mutual-distrust-2019-munich-security-conference/583015/

(2) La conferenza sulla sicurezza di Monaco applaude Merkel contro gli Usa, Lettera43, 16/02/2019:

https://www.lettera43.it/it/articoli/mondo/2019/02/16/conferenza-di-monaco-sicurezza-angela-merkel/229266/

(3) P. Wintour, Angela Merkel criticises US isolationism, urging ‘win-win solutions’, The Guardian, 16/02/2019:

https://www.theguardian.com/world/2019/feb/16/angela-merkel-criticises-us-isolationism-urging-win-win-solutions

 

…e la carota

(1) J. Mischke, Macron cancels trip to Munich Security Conference, Politico, 7/02/2019:

https://www.politico.eu/article/macron-cancels-trip-to-munich-security-conference/

(2) Bundesministerium der Verteidigung, Keynote Speech by Federal Minister of Defence Dr Ursula von der Leyen Opening the 55th Munich Security Conference on 15 February 2019:

https://www.bmvg.de/resource/blob/32548/55509659e4b51afbff5df21ee62f5577/20190215-rede-ministerin-msc-engl-data.pdf

Munich Security Conference: Ursula von der Leyen talks to DW’s Melinda Crane, DW, 15/02/2019:

https://www.dw.com/en/munich-security-conference-ursula-von-der-leyen-talks-to-dws-melinda-crane/av-47542564

 

Una risposta USA Trump-centrica

(1) L. Casiano, In Munich, Pence doubles down on criticism of Europe over Iran nuclear deal, urges removal of Maduro, Fox News, 16/02/2019:

https://www.foxnews.com/politics/pence-doubles-down-on-crticism-of-europe-over-iran-nuclear-deal

T. Mastrobuoni, Merkel difende il multilateralismo, gelo con gli Usa sull’Iran, La Repubblica, 16/02/2019:

https://www.repubblica.it/esteri/2019/02/16/news/merkel_difende_il_multilateralismo_gelo_con_gli_usa_sull_iran-219281749/

Remarks by Vice President Pence at the 2019 Munich Security Conference | Munich, Germany, The White House, 16/02/2019:

https://www.whitehouse.gov/briefings-statements/remarks-vice-president-pence-2019-munich-security-conference-munich-germany/

(2) M. Fullilove, Trouble in Munich: the transatlantic breakup, The Interpreter, 18/03/2019:

https://www.lowyinstitute.org/the-interpreter/trouble-munich-transatlantic-breakup

(3) J. Gould, Nancy Pelosi named in big US delegation to Munich forum, but government shutdown looms, Defense News, 12/02/2019:

https://www.defensenews.com/congress/2019/02/12/nancy-pelosi-named-in-big-us-delegation-to-munich-forum-but-shutdown-looms/

(4) A. Baker, Munich Security Conference 2019: Who can save the new world order, UMM News, 17/02/2019:

http://umm.news/node/6328

 

E la NATO? 

(1) NATO, NATO Defence Ministers meet to address Russia’s violation of the INF Treaty, 13/02/2019:

https://www.nato.int/cps/en/natohq/news_163445.htm

(2) NATO, Secretary General at Munich Security Conference: ”If we stand united we will be ready to face the future.”, 15/02/2019:

https://www.nato.int/cps/en/natohq/news_163807.htm

A. Jones, The Munich Security Conference 2019 – Is NATO under Threat?, GeorgiaToday, 19/03/2019:

http://georgiatoday.ge/news/14513/The-Munich-Security-Conference-2019—Is-NATO-under-Threat%3F

 

Stoltenberg nel ruolo di mediatore

(1) NATO, Speech by NATO Secretary General Jens Stoltenberg at the Munich Security Conference, 15/02/2019:

https://www.nato.int/cps/en/natohq/opinions_163791.htm

 

Una conclusione

(1) THE GREAT PUZZLE: WHO WILL PICK UP THE PIECES? – Munich Security Report 2019:

https://www.securityconference.de/en/publications/munich-security-report/munich-security-report-2019/

(2) T. Wright, The Moment the Transatlantic Charade Ended, The Atlantic, 19/02/2019:

https://www.theatlantic.com/ideas/archive/2019/02/mutual-distrust-2019-munich-security-conference/583015/

(3) D. Estrin, Munich Security Conference Reveals A Growing Rift Between U.S. And Its Allies, NPR, 16/02/2019:

https://www.npr.org/2019/02/16/695438900/munich-security-conference-reveals-a-growing-rift-between-u-s-and-its-allies?t=1553074791367

(4) L. Manfregola, L’Europa e il Mondo non si parlano più, Rivista Studio, 18/02/2019:

https://www.rivistastudio.com/conferenza-sicurezza-monaco-2019/

M. Karnitschnig, D. Herszenhorn, Munich Insecurity Conference, Politico, 16/02/2019:

https://www.politico.eu/article/munich-security-conference-angela-merkel-mike-pence/

 

Autore dell’articolo*: Claudio Urciuolo. Dr.in Scienze Politiche, Università degli Studi di Napoli “Federico II”; Dr. Magistrale in Relazioni Internazionali presso l’ Università degli Studi di Milano – Dipartimento di Scienze Politiche, Economiche e Sociali.

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Nota della redazione del Think Tank Trinità dei Monti

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