La Brexit nei settori della difesa e della sicurezza: implicazioni per Regno Unito e Unione europea

di Francesco Generoso - 7 Febbraio 2020

 from Naples, Italy

   DOI: 10.48256/TDM2012_00074

Brexit: è fatta

Lo scorso 12 dicembre 2019, il popolo britannico si è espresso tramite le elezioni generali, consegnando al Partito Conservatore e al suo leader, Boris Johnson, la maggioranza in Parlamento e le chiavi del governo di Sua Maestà Elisabetta II. Il voto però non ha solamente garantito una maggioranza, ancora più forte della precedente, al Partito Conservatore, ma inviato un messaggio chiaro a tutto il mondo: i britannici vogliono difatti la Brexit. L’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, decisa in prima istanza dal referendum tenutosi il 23 giugno 2016, ha visto un percorso tortuoso e complicato, che in più di un’occasione ha portato in molti a pensare l’impossibilità per il Regno di uscire dall’Unione. 

 

Tra dimissioni di ministri, votazioni alle Camere e l’intransigenza di Bruxelles, il progetto di uscita sembrava infatti arenarsi giorno dopo giorno. Le elezioni dello scorso dicembre 2019 hanno però sancito la volontà del popolo britannico e sarà ora compito del Primo Ministro Boris Johnson assecondarla, dando inizio alla Brexit, come dichiarato, il prossimo 31 gennaio. 

 

La Brexit colpisce anche difesa e sicurezza

Auspicando una probabile estensione del periodo di transizione oltre il 2020, i negoziati tra Regno Unito e Unione europea riprenderanno, stavolta per fare sul serio. Sono tanti infatti i settori toccati: economia, diritti civili, commercio, rapporti tra Regno Unito e Irlanda, ma anche difesa e sicurezza. La Brexit avrà quindi un impatto determinante sulla politica di difesa e sicurezza comune (PSDC) dell’Unione europea, con una moltitudine di progetti nel settore della difesa che vedono partecipe il Regno Unito, ma che con l’uscita potrebbero fermarsi. La Brexit avrà inoltre effetti anche nei rapporti con la NATO e i paesi alleati, e più in generale nei meccanismi di sicurezza internazionale (a cominciare dal contro-terrorismo). 

 

Regno Unito ed Europa, una digressione storica

Ripercorrere brevemente il ruolo del Regno Unito in Europa può aiutare a capire alcune dinamiche innescate dalla Brexit: sin dal Medioevo, il Regno Unito è stato sempre coinvolto nelle vicende continentali. Assumendo il ruolo di bilanciere tra le varie potenze del Vecchio Continente, il Regno è intervenuto in ogni grande conflitto europeo. Dalla Seconda Guerra Mondiale, Londra ha poi assunto un secondo ruolo, intensificando la “special relationship” con Washington, con cui condivide ideali e posizioni,  quale ponte tra le due sponde dell’Atlantico. 

 

Non a caso il Regno Unito è il paese membro europeo più atlantista all’interno della NATO. Tale relazione però non pone il Regno Unito al di sotto degli USA, in quanto il rapporto con Washington garantisce a Londra la difesa dei propri interessi nazionali attraverso due considerazioni: la prima, che consiste nella volontà di essere alleato della più importante superpotenza, garantendo al Regno importanti benefici; la seconda, di rafforzare il suo ruolo di bilancia in Europa. Questo in quanto sia Stati Uniti che Regno Unito hanno entrambi condiviso nel tempo le stesse preoccupazioni sull’Unione europea, rifiutando l’idea di un’Europa guidata da un paese – o più – in posizione egemone.

 

La difesa: tema nazionale

Nonostante le dinamiche internazionali hanno costretto gli Stati ad integrarsi tra loro attraverso accordi più o meno stringenti, in realtà le politiche di difesa e sicurezza continuano ad essere soggette alla politica nazionale. Ciò è palese con l’Unione europea che, nonostante i proclami di alcuni leader come il Presidente francese Macron (BBC, 2018), continua a non essere un attore chiave nel settore della difesa. D’altronde, diversi Stati europei, in primis proprio il Regno Unito, non vogliono una difesa europea a trazione franco-tedesca, né tanto meno una difesa europea che possa fare da controfigura alla NATO.

 

Brexit sì, ma non dal mondo

Il Regno Unito continuerà certamente a collaborare con i suoi partner europei, in primis nel quadro dell’Alleanza Atlantica, ma anche attraverso i forum bilaterali e multilaterali: il Regno è infatti membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, membro fondatore dell’Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti (OCCAR) e dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), leader del Commonwealth, membro di G7 e G20 nonché membro della European Intervention Initiative, lanciata dal Presidente francese Macron (Macron, 2017); pertanto, non mancheranno le strutture internazionali per intrattenere rapporti nei settori di difesa e sicurezza. Nonostante alcune previsioni oscure sul futuro dell’economia britannica una volta avvenuta la Brexit, il Regno Unito resterà con tutta probabilità un attore globale in grado di unire azioni di hard power e soft power più di qualsiasi altra nazione europea, oltre la Francia.

 

La “Global Britain”

La visione di una “Global Britain” ricavata dal National Security Capability Review (NSCR), pone enfasi su queste caratteristiche che fanno da base alle ambizioni globali del Regno. La strategia sottolinea l’intenzione di rafforzare le relazioni al di fuori dell’Europa e dare risalto alle capacità britanniche nei diversi campi della diplomazia, sicurezza, intelligence e informazione. Nell’ultimo documento, l’Unione europea viene inserita, insieme a NATO e Stati Uniti, quali pilastri chiave del sistema internazionale vigente. Questa è, quindi, la visione con il quale il Regno Unito intende ridefinire il proprio ruolo quale operatore di sicurezza a livello internazionale. Con l’uscita dall’UE, il Regno rinforzerà il proprio ruolo all’interno dell’Alleanza Atlantica in quanto quest’ultima, come si evince dalla NSCR, risulta essere “la pietra miliare della postura di sicurezza britannica” (NSCR, 2018). 

 

Gli accordi bilaterali con gli Stati europei

Nel settore della difesa, e non solo, il Regno Unito ha già in piedi alcuni accordi bilaterali con Stati europei al di fuori del contesto comunitario e della NATO. Ne è un esempio il trattato di cooperazione nel settore della difesa firmato nel 2010 tra il Primo Ministro britannico David Cameron e il Presidente francese Nicolas Sarkozy. Tra i vari aspetti del trattato, c’è anche la formazione di una Combined Joint Expeditionary Force, una forza congiunta franco-britannica schierabile in varie tipologie di scenari (UK Government, 2010). 

 

Altri accordi bilaterali sono gli incontri annuali “Quadriga” tra Regno Unito e Polonia, che mirano a incrementare la partnership tra i due paesi in tutti gli accordi e consessi internazionali di riferimento nei settori di sicurezza e difesa (UK Government, 2018), e  la cooperazione tra Regno Unito e Germania, con il mantenimento della base Sennelager Training Area, in cui lavora personale britannico sia civile che militare, e una presenza presso le Ayrshire Barracks nella città di Mönchengladbach, che possono ospitare oltre 2mila veicoli, e la German Wulfen Defence Munitions Storage Facility, in cui vengono depositate munizioni (Allison, 2018).

 

Infine, tenendo conto delle strutture multilaterali esistenti al di fuori delle organizzazioni internazionali precedentemente citate, è importante menzionare la Joint Expeditionary Force guidata da Londra, un raggruppamento militare tra Regno Unito e 9 paesi europei, di cui 7 membri dell’Unione europea (UK Government, 2018). Secondo alcuni esperti, dopo la Brexit il governo di Londra intensificherà notevolmente la cooperazione in materia di difesa e sicurezza attraverso forum bilaterali e multilaterali (Sartori, 2019). 

 

La cooperazione nel settore della difesa tra Regno Unito e UE

Le politiche di sicurezza e difesa di Regno Unito e Unione europea hanno spesso viaggiato in parallelo, con il governo di Londra che ha giocato un ruolo di primo piano nella realizzazione di una “politica europea di sicurezza e difesa”. Raggiunto con il summit di Saint-Malo del 1998 tra Francia e Regno Unito, il progetto si è consolidato con il Consiglio europeo di Helsinki del 1999, dove i leader europei si sono accordati per formare una politica comune in materia di sicurezza e difesa (Parlamento europeo, 1999). Da quel momento, sono state numerose le iniziative per incrementare la cooperazione militare tra i paesi dell’Unione, sopratutto dopo il lancio della EU Global Strategy del 2016, con iniziative come la Cooperazione strutturata permanente (PESCO), il prossimo Fondo europeo per la difesa (EDF) e la Revisione coordinata annuale sulla difesa (CARD), tutte aperte a collaborazioni, seppur con delle limitazioni, con terze parti. 

 

I progetti europei: EDF, PESCO, CARD e Galileo

Un esempio viene dato dall’accordo provvisorio riguardante l’EDF (Commissione europea, 2019), che permette ad entità esterne all’Unione (come Stati Uniti e Regno Unito, una volta completata la Brexit), di partecipare ai progetti che il fondo finanzierà, senza però poter ricevere direttamente i finanziamenti, indirizzati alle sole aziende europee (Brattberg & Valášek, 2019). Al momento, le modalità di cooperazione sono ancora in discussione, con alcuni paesi, come la Francia, riluttanti nel garantire un accesso ai paesi extra-UE per progetti militari comuni (Chrysoloras, 2019).

 

Nella stessa situazione dell’EDF si trova la PESCO (European External Action Service, 2019) , con discussioni tra i 25 membri riguardo le condizioni di cooperazione per terze parti. Per quanto riguarda il CARD, poiché il Regno Unito ha partecipato al suo collaudo iniziato nell’autunno del 2017, è probabile un futuro coinvolgimento di Londra al programma. In ultima istanza, una nota dolente rappresenta la futura partecipazione del Regno Unito a Galileo, il sistema di navigazione satellitare dell’Unione europea, rivale dello statunitense GPS (Parlamento europeo, 2018). Bruxelles ha infatti dichiarato che Londra potrebbe utilizzare il sistema, ma non potrà prendere parte alla gestione dello stesso o avere accesso alla tecnologia di criptazione. In risposta a ciò, l’inquilino di Downing Street sta spingendo per il lancio di un sistema britannico entro il 2030 (Hoare, 2019).

 

La futura collaborazione con l’Unione europea nella difesa

Il Regno Unito è una delle maggiori potenze militari d’Europa. Non è un caso che circa il 20% delle capacità militari europee sono britanniche, così come il 40% della capacità industriali nel settore della difesa (Round, Giegerich & Mölling, 2018). Londra ha espresso in più di un’occasione la sua volontà nel mantenere forti legami con i settori della difesa europei (UK Government, 2017), compresa la partecipazione a programmi dell’EDF. La cooperazione industriale nel settore della difesa dipende però dai futuri accordi riguardanti gli aspetti dell’unione doganale e del singolo mercato europeo. Uno scenario di “no-deal” sarebbe il peggiore per il settore, con possibili tariffe commerciali, rallentamenti e un forte impatto sulla filiera e, in generale, sulle collaborazioni transfrontaliere (Béraud-Sudreau, 2019). L’Unione europea, dal canto suo, ha espresso il suo impegno nell’assicurare “una più stretta cooperazione possibile” (European External Action Service, 2018).

 

Le missioni PSDC: il ruolo del Regno Unito

Secondo un documento della Camera dei lord, il contributo dato dal Regno Unito alle missioni dell’Unione europea nel quadro della Politica di sicurezza e difesa comune (PSDC) in termini di personale è stato alquanto modesto, ammontando al 2.3% del totale da parte degli Stati membri e al 4.3% delle missioni e operazioni a cui ha partecipato (House of Lords, 2018). La Brexit quindi non avrà un forte impatto sulle attuali e future operazioni.

 

Infatti, una delle prime conseguenze della Brexit nel quadro della PSDC è stato il ricollocamento del quartier generale delle operazioni della missione anti-pirateria Atalanta (EUNAVFOR), il cui comando era britannico, da Northwood a Rota, in Spagna. Il Regno Unito ha inoltre espresso la volontà di prendere parte alla pianificazione di future missioni (UK Government 2017), ma per l’Unione europea questo potrebbe risultare problematico, viste le possibili implicazioni che una collaborazione in tal senso potrebbe avere rispetto alle relazioni con partner esterni (Parlamento europeo, 2018).

 

La sicurezza la vera sfida

Piuttosto che la difesa, l’uscita del Regno Unito dall’Unione pone importanti sfide al settore della sicurezza. Sarà infatti di fondamentale importanza riaffermare, o ridefinire, i modelli esistenti di cooperazione su questioni transnazionali come il terrorismo, il crimine organizzato e la cybersicurezza. Preoccupa inoltre il possibile mancato accesso del Regno alle piattaforme di condivisione delle informazioni, sia input che output, e la perdita di un fondamentale strumento, il mandato di cattura europeo, utile per l’arresto dei criminali transnazionali. 

 

La cooperazione in materia di sicurezza risulta troppo importante per restare in secondo piano e certamente avrà un’urgenza maggiore rispetto a un nuovo quadro di cooperazione nel settore della difesa. I danni infatti sarebbero enormi sia per Regno Unito che Unione europea: non avere il Regno all’interno dell’Europol, per esempio, significherebbe perdere una fondamentale risorsa nell’individuazione di persone, capitali e organizzazioni criminali. Inoltre, il Regno Unito è inoltre membro del Five Eyes, ovvero l’alleanza anglosassone nel settore dell’intelligence tra Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Canada e, appunto, Regno Unito. Perdere una delle poche sponde nel settore che collegano l’Europa con, in particolare, i paesi americani, sarebbe una grave perdita.

 

Una rottura definitiva? Assolutamente no

E’ difficile pensare, quindi, che Regno Unito e Unione europea interrompano la cooperazione nel campo della sicurezza: è chiaro infatti che risulti nell’interesse di entrambe le parti cooperare su sfide comuni quali terrorismo, difesa dei diritti umani, crisi nelle aree vicine, cybersicurezza etc. Uno scenario di “non-cooperazione” tra Regno e Unione è inimmaginabile (International Institute for Strategic Studies, 2018). Sia la EU Global Strategy del 2016 dell’Unione europea che la National Security Strategy and Strategic Defence and Security Review del 2015 del Regno Unito, identificano le stesse sfide alla sicurezza, sia globale che europea, e pongono la stessa enfasi sull’importanza delle alleanze, delle partnership e sull’ordine globale costituito. Così come la NSCR del 2018, che conferma la necessità di “lavorare insieme globalmente, difendendo l’ordine internazionale e i nostri comuni valori” attraverso “una profonda e speciale partnership tra Unione europea e Regno Unito” (NSCR, 2018). 

 

REFERENZE

La difesa: tema nazionale

BBC (2018). France’s Macron pushes for ‘true European army’. BBC.

https://www.bbc.com/news/world-europe-46108633 

 

Brexit sì, ma non dal mondo

Macron, E. (2017). Sorbonne speech of Emmanuel Macron – Full text / English version. Ouest France.

http://international.blogs.ouest-france.fr/archive/2017/09/29/macron-sorbonne-verbatim-europe-18583.html 

 

La “Global Britain”

Government of United Kingdom (2018). National Security Capability Review. Government of United Kingdom.

https://assets.publishing.service.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/705347/6.4391_CO_National-Security-Review_web.pdf

 

Gli accordi bilaterali con gli Stati europei

Government of United Kingdom (2010). UK-France Defence Co-operation Treaty announced. Government of United Kingdom.

https://www.gov.uk/government/news/uk-france-defence-co-operation-treaty-announced–2 

Government of United Kingdom (2018), United Kingdom – Poland Quadriga 2018: joint communiqué. Government of United Kingdom.

https://www.gov.uk/government/news/united-kingdom-poland-quadriga-joint-communique 

Allison, G. (2018). UK to retain military forces in Germany. UK Defence Journal.

https://ukdefencejournal.org.uk/uk-to-retain-military-forces-in-germany/ 

Government of United Kingdom (2018). Over 10,000 troops from nine nations ready to meet global challenges. Government of United Kingdom.

https://www.gov.uk/government/news/over-10000-troops-from-nine-nations-ready-to-meet-global-challenges 

Sartori, P. (2019). Europe’s defence industry after Brexit: What role for Britain?. Atlantic Community.

https://atlantic-community.org/europes-defence-industry-after-brexit-what-role-for-britain/ 

 

La cooperazione nel settore della difesa tra Regno Unito e UE

Parlamento europeo (1999). Consiglio europeo di Helsinki 10 e 11 dicembre 1999 – Conclusioni della Presidenza. Parlamento europeo.

http://www.europarl.europa.eu/summits/hel1_it.htm 

 

I progetti europei: EDF, PESCO, CARD e Galileo

Commissione europea (2019). European Defence Fund. Commissione europea.

https://ec.europa.eu/commission/news/european-defence-fund-2019-mar-19_en 

European External Action Service (2019). Permanent Structured Cooperation (PESCO) – factsheet. European External Action Service.

https://eeas.europa.eu/sites/eeas/files/pesco_factsheet_november_2019.pdf 

Brattberg, E., Valášek, T. (2019). To EU Defense Cooperation: Progress Amid Transatlantic Concerns. Carnegie Endowment for International Peace.

https://carnegieendowment.org/2019/11/21/eu-defense-cooperation-progress-amid-transatlantic-concerns-pub-80381 

Chrysoloras, N. (2019). EU Set to Allow U.S. Participation in Joint Defense Projects. Bloomberg.

https://www.bloomberg.com/news/articles/2019-11-04/eu-set-to-allow-u-s-participation-in-joint-defense-projects 

Parlamento europeo (2018). Galileo Satellite Navigation System. Parlamento europeo.

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Hoare, C. (2019). They need us more than ever!’ EU depending on UK for £84bn post-Brexit project funding. Express.

https://www.express.co.uk/news/uk/1215485/brexit-news-eu-uk-horizon-europe-2020-funding-chris-skidmore-boris-johnson-spt 

 

La futura collaborazione con l’Unione europea

Round, P., Giegerich, B., Mölling, C. (2018). European strategic autonomy and Brexit. International Institute for Strategic Studies.

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Government of United Kingdom (2017). Foreign policy, defence and development – a future partnership paper. Government of United Kingdom.

https://www.gov.uk/government/publications/foreign-policy-defence-and-development-a-future-partnership-paper 

Béraud-Sudreau, L. (2019) Europe’s defence manufacturers: the UK footprint and the Brexit effect. International Institute for Strategic Studies.

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Le missioni PSDC: il ruolo del Regno Unito

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Government of United Kingdom (2017). Foreign policy, defence and development – a future partnership paper. Government of United Kingdom, p. 19.

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Parlamento europeo (2018). CSDP after Brexit: the way forward. Parlamento europeo.

http://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2018/603852/EXPO_STU(2018)603852_EN.pdf 

 

Una rottura definitiva? Assolutamente no

Mölling, C., Giegerich, B. (2018). The UK’s contribution to European Security and Defence. International Institute for Strategic Studies, p. 4.

https://dgap.org/en/research/publications/united-kingdoms-contribution-european-security-and-defence 

Government of United Kingdom (2018). National Security Capability Review. Government of United Kingdom, p. 32.

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Autore dell’articolo*: Francesco Generoso, studente in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”.

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Nota della redazione del Think Tank Trinità dei Monti

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